mercoledì 6 aprile 2011
Sciopero fame e sonno per gli agenti di Rebibbia, Celardo solidale
Il viceresponsabile per il Lazio dell’Italia dei Diritti: “Il nostro movimento è al loro fianco nella richiesta legittima di rispetto della dignità e resistenza umana al lavoro”
Roma – A partire da questa mattina gli agenti della polizia penitenziaria del carcere femminile di Rebibbia hanno intrapreso uno sciopero della fame e del sonno come protesta contro i tagli al personale. Gli agenti denunciano in una lettera al direttore della struttura l’insostenibilità della situazione lavorativa.
“Quello che sta succedendo è molto grave – sostiene Carmine Celardo, viceresponsabile per il Lazio dell’Italia dei Diritti -, siamo profondamente solidali con le operatrici del carcere. A loro va tutta la nostra stima e gratitudine per il lavoro eccezionale che svolgono quotidianamente. Il nostro movimento è al loro fianco nella richiesta legittima di rispetto della dignità e resistenza umana al lavoro. Non è accettabile una situazione per cui il governo, che va strombazzando giustizia e legalità, apporti tagli orizzontali all’intero comparto della sicurezza; basti pensare alle volanti della polizia ferme perché non ci sono soldi per il carburante”.
Le donne dichiarano sciopero ad oltranza, finché non verrà incrementato il personale, rimanendo all’interno dell’istituto senza mai rientrare a casa.
L’ ala ‘rosa’ del penitenziario romano, già sovraffollato, difficilmente potrebbe continuare a garantire un servizio efficiente, a fronte di una riduzione massiccia dell’organico.
“Gran parte delle carceri italiane soffrono di sovraffollamento e nei prossimi mesi ci sarà un aggravamento dovuto alla recente immigrazione clandestina proveniente dal Nord Africa, la quale sicuramente porterà qualche migliaio di detenuti in più da gestire. Ci rivolgiamo al Ministro della Giustizia – conclude l’esponente del movimento presieduto da Antonello de Pierro - affinché prenda provvedimenti immediati ed accolga la richiesta dell’apertura di un tavolo di dialogo con i sindacati”.
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