martedì 25 gennaio 2011

De Pierro ospite alla trasmissione televisiva Eidon su Televita


Il presidente dell’Italia dei Diritti polemico sulla gestione sanitaria della Polverini


Roma – Ieri sera, Antonello De Pierro, presidente dell’Italia dei Diritti è stato ospite della trasmissione “Eidon: il futuro è ricerca” condotta da Adele Grossi, andata in onda alle ore 23.00 su Televita.

Il programma, dopo una prima parte introduttiva dedicata alle associazioni di ricerca sul cancro, ha visto sviscerarsi alla presenza del professor Leonardo Tamassia, medico ginecologo, del dottor Alfredo Arista,consigliere del IV Municipio, del giornalista Vittorio Gennari e del presidente del movimento De Pierro, un argomento spinoso ma di forte attualità come la gestione della prevenzione medica sul territorio.
Durante il talk, Antonello De Pierro, pur condividendo il plauso per le iniziative promosse all’interno del IV Municipio, che favoriscono l’accesso gratuito agli esami e analisi di controllo preventivo nelle cliniche private del quartiere, in assenza di un polo ospedaliero, ha acceso la polemica, riportando l’attenzione sulla sgangherata amministrazione regionale attuale e su quelle passate, valutandola causa primaria delle carenze e del funzionamento a singhiozzo delle strutture pubbliche laziali.
Numerose testimonianze in merito arrivano quotidianamente all’Italia dei Diritti ed è anche per questo che De Pierro, ha posto con tenacia l’attenzione sulle difficoltà incontrate ogni giorno dai medici e dai pazienti delle strutture di pronto soccorso, sostenendo, apprezzato dagli altri ospiti in studio, la necessità di virare il lavoro di prima assistenza e diagnosi verso i medici di famiglia, attualmente troppo poco reperibili e presenti.
Il presidente del movimento Antonello De Pierro ha, in conclusione del dibattito televisivo, criticato l’iniziativa della Polverini di aprire gli ambulatori la domenica, invitandola ad occuparsi realmente delle deficienze mediche della regione Lazio, dichiarandolo unico, valido ed efficace modo per favorire cura e benessere accessibile a tutti i cittadini della territorio regionale.

lunedì 24 gennaio 2011

Berlusconi, Ruby e il Bunga – Bunga, De Pierro chiede dimissioni Premier


Il presidente dell’Italia dei Diritti: “La smetta di gridare le ormai trite e ritrite frasi sui magistrati schierati e vada in procura a chiarire la questione se ritiene di essere difendibile. In ogni caso il buon senso vuole che in una tale situazione le sue dimissioni appaiano quanto mai appropriate”



Roma – “Avevamo pensato di attendere prima di pronunciarci in merito a questa vicenda per non alimentare il circo mediatico che ha spostato la sua attenzione sul versante gossip. Ora però che i fatti cominciano a prendere corpo con sostanziosi elementi non possiamo esimerci dal pronunciarci in merito. Stiamo assistendo ad uno spettacolo triste e desolante, un decadimento istituzionale che ci addolora fortemente perché l’Italia è il nostro paese, patria che amiamo, cui siamo legati, e non riusciamo ad accettare l’idea di essere derisi dal resto del mondo”.

Si leggono rammarico e indignazione nelle parole di Antonello De Pierro, presidente dell’Italia dei Diritti, riguardo le notorie vicende giudiziarie che hanno visto coinvolto, nei giorni scorsi, il presidente del consiglio Silvio Berlusconi. Un caso mediaticamente noto, partito dalla famosa telefonata dello stesso Primo Ministro, alla questura di Monza, per sollecitare l’affidamento della minore Karima El Mahroug, conosciuta come Ruby Rubacuori, ivi trattenuta, spacciandola per la nipote di Mubarak, alla consigliera regionale PdL, Nicole Minetti. Il supposto reato di concussione e le indagini in merito hanno portato alla luce un giro di ragazze, alla corte del Premier, reclutate, stando alle accuse, da Emilio Fede, Lele Mora e la stessa on. Minetti, le quali sarebbero state coinvolte in festini a luci rosse nelle residenze di Berlusconi e dallo stesso pagate dopo prestazioni sessuali. “Tengo a precisare – prosegue De Pierro - che non ci vergogniamo di essere italiani, ma di alcuni politicanti che hanno occupato spesso illegittimamente gli scranni del potere. In merito ai fatti, ancora una volta si sta spostando l’attenzione verso il pettegolezzo, verso la morale, quasi facendo passare in secondo piano quello che è il vero motore dell’inchiesta giudiziaria che ha travolto il Premier, ossia gli aspetti penali di tutta la vicenda. Sicuramente una questione morale esiste, in quanto questi comportamenti per un Presidente del Consiglio superano abbondantemente i limiti della decenza e della tollerabilità, ed è anche vero che in un paese normale, per molto meno, nel giro di un giorno, sarebbe stato costretto a dimettersi. Siamo però in Italia – analizza il presidente dell’Italia dei Diritti - dove qualcuno ha creato una ‘Repubblica delle banane. Sorvolando solo per un attimo sul fatto che Berlusconi sia il Presidente del Consiglio e perciò dando per buona l’ipotesi che in casa sua possa fare quello che vuole come organizzare feste e anche pagare donne per ottenere prestazioni sessuali, d’altronde in Italia la prostituzione non è reato, anzi era proprio il suo governo che voleva renderla illegale, poniamo invece attenzione agli aspetti inquietanti dello scandalo che sono i risvolti penali. Berlusconi ha certamente cose ben più gravi da farsi perdonare rispetto a delle feste private, per quanto scabrose possano essere, le quali hanno fatto infuriare tutto l’apparato ecclesiastico del Vaticano che invece per esempio nel caso Mills aveva taciuto tranquillamente”.

Un coinvolgimento giudiziario oramai palese che dovrebbe destare forte scandalo nell’opinione pubblica, la quale però fa i conti con una ingiustificabile predilezione mediatica per i risvolti legati al gossip e con l’apparente assuefazione alle accuse penali che riguardano il presidente Berlusconi.

“Certo qualora si dimostrasse che il Premier fosse stato a conoscenza della minore età di Ruby – sottolinea De Pierro - , il reato ci sarebbe nei termini di favoreggiamento della prostituzione minorile, maggiormente pesante però è l’accusa di prevaricazione per l’ormai famosa telefonata in questura fatta da Berlusconi in persona, sulla quale sembra non ci siano più dubbi.
Il presunto reato qui ha un nome ben definito, si chiama concussione e sembrerebbe incastrare lo stesso Presidente poiché se non avesse saputo che Ruby era minorenne, ci domandiamo, cosa l’avrebbe spinto a telefonare in questura per sollecitarne un affidamento a Nicole Minetti. Comunque su questo, con buona pace del Premier, lasciamo lavorare la procura, che riteniamo territorialmente competente e non certo politicizzata, ma semplicemente ligia al proprio dovere istituzionale, e ci auguriamo per lui che riesca ad uscirne pulito. Berlusconi la smetta di gridare le ormai trite e ritrite frasi sui magistrati schierati e vada in procura a chiarire la questione se ritiene di essere difendibile. In ogni caso – chiosa il presidente del movimento Italia dei Diritti - il buon senso vuole che in una tale situazione le sue dimissioni appaiano quanto mai appropriate”.

Maggiore età a 16 anni per salvare Premier, De Pierro contro “Lodo – Ruby”


Il presidente dell’Italia dei Diritti: “Noi ci opponiamo per inoppugnabile logica e buon senso ad un provvedimento di questo tipo, il quale non fa altro che aggravare e rendere ancora più vergognoso il repertorio di leggi ad hoc sfornate da quella che riteniamo la peggiore gestione di governo dell’Italia repubblicana”



Roma – “Quando ieri mi hanno riferito, prima ancora che uscisse, la notizia che c’erano delle manovre nella Maggioranza per varare l’ennesima legge ad personam che addirittura abbassasse il limite della maggiore età pur di salvare il Premier da un’accusa di reato per i presunti rapporti intrattenuti con Ruby, non volevo crederci, pensavo fosse uno scherzo. Quando invece ho capito che non lo era e ho scoperto una triste verità ho provato un senso di forte rabbia e impotenza, ho pensato di trovarmi di fronte ad un esecutivo colmo di profonda incoscienza sociale prima che politica e istituzionale”.

Commenta con amarezza Antonello De Pierro, presidente dell’Italia dei Diritti, la notizia trapelata nelle ultime ore che annuncia manovre governative per portare la maggiore età al compimento dei 16 anni. La premura di agire, la proposta di retroattività e soprattutto la coincidenza con le recenti vicende giudiziarie nelle quali è coinvolto Silvio Berlusconi, destano non poche perplessità e reazioni.

“Una cosa molto grave quella che si accingerebbero a fare – prosegue De Pierro - senza rendersi conto delle conseguenze disastrose che tale provvedimento potrebbe generare. Certo siamo abituati a vederli legiferare in favore del Premier senza mai pensare alla gente, ai cittadini, al popolo, è una loro caratteristica. Prima devono salvare Berlusconi dai guai giudiziari, che alla luce dei fatti sembrerebbe si vada a cercare, e poi se c’è tempo, dopo aver soddisfatto i propri interessi, qualcosina a favore della popolazione si può anche decidere di farla. Noi ci opponiamo per inoppugnabile logica e buon senso ad un provvedimento di questo tipo, il quale non fa altro che aggravare e rendere ancora più vergognoso il repertorio di leggi ad hoc sfornate da quella che riteniamo la peggiore gestione di governo dell’Italia repubblicana. Mi domando se questi signori abbiano provato soltanto per un istante ad immaginare tutto quello che provocherebbero solo per salvare, scusatemi l’espressione, ‘le terga del premier’. Si profila uno scenario che non esiterei a definire catastrofico, ma purtroppo costoro che campeggiano sul proscenio istituzionale, con il loro spessore politico molto opinabile, probabilmente non riescono a guardare oltre il loro obbiettivo primario, ossia salvare Berlusconi fregandosene dell’Italia intera”.

Un’affrettata soluzione a vantaggio di uno solo che coinvolgerebbe immediatamente, e senza adeguata preparazione tutti gli italiani, genera un’attenta riflessione del presidente dell’Italia dei Diritti : “Mi chiedo se abbiano provato solamente a immaginare – sottolinea sgomento De Pierro - ciò che potrebbe succedere in un tessuto sociale dove sarebbe più opportuno elevarla la maggiore età, vista la situazione odierna dei giovani. Provino a pensare che ragazzi incoscienti spesso dediti all’alcool e alle droghe in questo caso potrebbero guidare l’autovettura con 2 anni di anticipo. Senza parlare poi del diritto di voto, che verrebbe acquisito a 16 anni, età in cui è ancora più facile manipolare le coscienze, cosa tanto cara al centrodestra. Senza calcolare ancora il regalo perfetto fatto alla criminalità organizzata soprattutto nel campo dello sfruttamento della prostituzione con le strade che verrebbero invase, come già purtroppo accade, da ragazze ‘ maggiorenni’ ex minorenni. Un’incoscienza che stride completamente con i proclami elettorali sbandierati sulla sicurezza e sulla prostituzione, con quella famosa legge Maroni- Carfagna, di cui però stranamente non si è più parlato e al cui motivo forse qualcuno ora può iniziare a dare delle risposte. Chiaramente non staremo a guardare – prosegue De Pierro richiamando alla partecipazione - , attiveremo tutti i mezzi a nostra disposizione, affinché un tale obbrobrio giuridico addirittura con l’applicazione della retroattività, istituto preferito da questo esecutivo, venga bloccato. Invitiamo anche coloro i quali preferiscono spesso esprimere le loro opinioni davanti ad un monitor e ad una tastiera a scendere in piazza per mettere finalmente la parola fine ad un’egemonia berlusconiana che tanti danni ha fatto all’Italia, la cui colpa però ricade in forte misura anche su quella parte di una certa sinistra la quale tutto ciò ha permesso nel corso di questo lungo periodo”.

Si unisce all’indignazione per il lodo- Ruby, così chiamato per via del soprannome di Karima El Mahroug la ragazza coinvolta nello scandalo, minorenne all’epoca dei fatti, il responsabile per la Giustizia dell’Italia dei Diritti Giuliano Girlando : “Si tratta dell’ennesima legge ad hoc per cercare un’immunità nei confronti del Presidente del Consiglio. Attualmente – commenta - abbassare la maggiore età a 16 anni è una scelta irresponsabile per due motivi, sarebbe fatto ad arte per coprire quelle che sono le questioni giudiziarie del Premier e peggio, perché trattasi di un’ammissione di colpa, in quanto Berlusconi ha sempre negato i rapporti con una minorenne. Si fa una legge ad personam ammettendo una colpa per tentare soprattutto di far venir meno la contestazione dei due reati principali ovvero la prostituzione minorile e la concussione. Decadrebbe ovviamente soltanto il primo, ma sarebbe un andar contro le scelte fatte dallo stesso esecutivo nel ddl Carfagna, il Governo contraddice se stesso. Ritengo inqualificabile il comportamento legislativo perché si interviene soltanto per le esigenze del Premier, senza aprire un dibattito reale sulla questione dei diritti dei minorenni tantomeno sui diritti della donna. La legge è uguale per tutti in questo paese, attualmente se ci si imbatte nella prostituzione da strada si viene perseguiti legalmente, mentre il Presidente del Consiglio gode di una sorta di immunità. Bisogna aprire un dibattuto serio sulle funzione legislative – conclude Girlando - che devono servire esclusivamente alla collettività, non ad uso e consumo di Berlusconi. Vengono meno i principi liberali della storia e della Costituzione sulla separazione dei poteri. Il lodo - Ruby è l’ennesima porcata”.

mercoledì 19 gennaio 2011

Polverini apre ambulatori di domenica, la sgomento di Marinelli

Il responsabile per il Lazio dell’Italia dei Diritti: “L’unico ambulatorio che dovrebbe essere aperto è quello del Cim, anche perché la presidente appartiene a quella generazione che cantava la canzoncina ‘Via dei matti numero zero’”

Roma – Non poche polemiche ha suscitato il progetto denominato “Porte aperte al cittadino", promosso della Regione Lazio per attivare anche di domenica gli ambulatori ospedalieri che nei giorni feriali spesso restano chiusi. Un iniziativa che purtroppo però non pone rimedio alla situazione di collasso all’interno dei reparti di Pronto soccorso, di Rianimazione e di Terapia intensiva di molti ospedali della Capitale, dovuta alla carenza di personale medico.
“Ottima idea – afferma con sarcasmo Vittorio Marinelli, responsabile per il Lazio dell’Italia dei Diritti, in merito alla questione –, solo che l’unico ambulatorio che dovrebbe essere aperto è quello del Cim, altresì detto Centro di Igiene Mentale. La Polverini peraltro appartiene a quella generazione di baby boomer che da bambini cantavano a squarcia gola la canzoncina ‘Via dei matti numero zero’, mentre nella realtà si smantellano presidi di pronto soccorso che dovrebbero essere aperti, quelli sì, ventiquattro ore su ventiquattro, sette giorni alla settimana”.
L’esponente del movimento presieduto da Antonello De Pierro continua imperterrito: “Ora si adotta un provvedimento che per di più va a dispetto anche del papa sovrano. Scorda la Polverini le genuflessioni ultime passate del sindaco ‘Aledanno’, che ha presentato appunto l’ultimo danno, ossia la nuova giunta al pontefice romano. Scorda la collega della Pisana-Via dei Matti, la stessa deferenza avuta in campagna elettorale oltre Tevere. Scorda soprattutto che il settimo giorno anche il Signore si sia riposato, quello che vorrebbero fare i romani e i laziali di domenica, anziché assistere all’ottimo sfarzo della sanità pubblica a favore del privato”.

lunedì 17 gennaio 2011

Italia dei Diritti denuncia appalti vigilanza Lazio vinti da soliti noti


Carmine Celardo, viceresponsabile per il Lazio del movimento: “Nel caso in cui le indiscrezioni venissero confermate, non ci sarebbe scampo né per la Polverini, né per Alemanno”

Roma - Altro giro altra corsa. E la giostra ricomincia a fare il suo dovere. Alla fine del 2009 è stato indetto un bando di gara a procedura ristretta per l’affidamento del servizio di vigilanza e fornitura di impianti tecnologici occorrente alle Aziende Sanitarie della Regione Lazio. I vincitori, manco a dirlo, sono gli stessi di sempre. Secondo indiscrezioni molto probabili l’Italpol si sarebbe aggiudicata 5 lotti su 7, mentre gli altri due dovrebbero finire all’Ati formata dalla Nuova Città di Roma e dalla Roma Union Security.

La questione è che i tre istituti di vigilanza citati appartengono o sono vicini a personaggi di cui le vicende giudiziarie sono più che note. La Italpol, di cui è proprietario Domenico Gravina, notoriamente amico intimo di Gianfranco Fini, è attualmente nel mirino della Procura di Roma, poiché era a capo dell’Ati che nella prima parte del 2010 si è aggiudicata l’appalto dell’Atac per la vigilanza nelle stazioni della metropolitana. Una commissione di oltre 100 milioni di euro in un quadriennio che, secondo gli inquirenti, è stata vinta da questa associazione temporanea d’impresa nonostante il servizio non fosse assicurato secondo i termini stabiliti dall’appalto. Di questa stessa Ati faceva parte l’istituto Nuova Città di Roma, di cui il Responsabile Sviluppo Partecipazioni e Controllo Gestione è Fabrizio Montali. Quest’ultimo, figlio dell’ex sottosegretario socialista Sebastiano, è presidente del consorzio Pegaso e consigliere della Sicurezza del Consiglio Nazionale della Confcooperative Federlavoro e Servizi. Soprattutto, il Montali figlio è conosciuto ai più perché è stato indagato nel 2003 per corruzione nell’ambito del “Vip-Gate” e nel 2006 per tentata estorsione, riciclaggio, corruzione e intestazione fittizia di beni con l’aggravante di mafia, poiché presunto prestanome di Enrico Nicoletti, cassiere della Banda della Magliana. Infine, nell’agosto dello scorso anno, Montali è stato oggetto di una denuncia del Segretario Territoriale della Fisascat Cisl di Roma Mauro Brinati per tentata corruzione, poiché nel Marzo del 2009 avrebbe proposto a quest’ultimo un falso in bilancio della Nuova Città di Roma che gli avrebbe fruttato 32 milioni di euro.

In ultimo, la Roma Union Service che appartiene a Claudio Lotito. Il patron della S. S. Lazio che ha beneficiato di una prescrizione in primo grado per turbativa d’asta nell’ambito delle inchieste di Mani Pulite ed è stato condannato in primo grado nel 2009 a due anni di reclusione e al pagamento di una multa molto salata con l’accusa di aggiotaggio manipolativo e informativo e di ostacolo all’attività agli organi di vigilanza. Inoltre, le sue due imprese di pulizia Linda e Bonadea fornirebbero i loro servizi in tutte le 8 Asl capitoline e in 28 tra ospedali e policlinici.

Il commento all’articolata denuncia dell’Italia dei Diritti è affidato a Carmine Celardo, viceresponsabile per il Lazio del movimento: “Quest’assegnazione potrebbe creare un enorme sospetto, se si tiene presente l’orientamento politico dei personaggi succitati, palesemente attiguo a quello delle amministrazioni della regione Lazio e del comune di Roma. Dunque, ci auguriamo che chi di dovere si muova quanto prima per constatare innanzitutto la legittimità dell’assegnazione”.

“Nel caso in cui le indiscrezioni avessero ragione, non ci sarebbe scampo né per la Polverini, né per Alemanno - continua Celardo -. È allarmante che sia l’Italpol che le persone a capo degli istituti di vigilanza che formano l’Ati abbiano qualche problema con la legge. Mi chiedo perché i questori non hanno comunicato al prefetto le vicissitudini giudiziarie legate a queste persone. Se le voci venissero confermate, avremmo affidato le attività di sorveglianza a possibili pregiudicati. La presunzione di innocenza ci obbliga a parlare in questi termini fino alle condanne definitive dei personaggi menzionati. Tuttavia, da parte nostra vi è forte opposizione a chi è anche solo sospettato. Dunque, sollecitiamo la Polverini a verificare se vi siano i presupposti per inibire questa assegnazione che, nel caso in cui vi fosse la conferma di certe rivelazioni, trovano la nostra ferma opposizione. Le imprese di vigilanza devono essere limpide, cristalline, senza macchia. Altrimenti si finisce col mettere il lupo a guardia del gregge”.

L’esponente regionale del movimento guidato da Antonello De Pierro conclude il suo intervento riflettendo: “Se venissero confermate le condanne rivolte alle persone menzionate e le voci sull’assegnazione per l’affidamento del servizio di vigilanza, come intende intervenire la Polverini? Sarebbe questa la destra di ordine e legalità di cui tanto si parla durante le campagne elettorali?”.

lunedì 10 gennaio 2011

Blackout a Termini e passeggeri a piedi su binari, Marinelli insorge


Il responsabile per il Lazio dell’Italia dei Diritti: “L’ennesima cronaca del disastro pressoché programmato del trasporto pubblico

Roma - “Nell’anarchia generale di quella che dovrebbe essere una programmazione urbanistica e sociale, non c’è giorno che i poveracci deportati nelle più sparute aree dell’agro romano non incappino in qualche brutta avventura”. Estremamente critico è il commento di Vittorio Marinelli, responsabile per il Lazio dell’Italia dei Diritti, relativamente al guasto verificatosi questa mattina sulla linea elettrica tra Prenestina e Termini che ha provocato un blocco della circolazione dei treni e costretto centinaia di passeggeri a raggiungere la stazione a piedi, procedendo sui binari.

“Verrebbe da dire ‘per fortuna non c’è scappato il morto’, poiché camminare sulle rotaie, per ipotesi subito dopo uno scambio, non è un’operazione esente da rischi - aggiunge Marinelli -. Il problema è oramai complesso e di difficile soluzione senza una precisa volontà politica che è assolutamente mancante in quanto presupporrebbe, appunto, una politica. Oggi, invece, come peraltro dal dopo guerra, a Roma chi comanda sono gli insaziabili palazzinari che, dopo aver negato la bella esperienza romana realizzata presso la Garbatella, Testaccio e Prati nati, in realtà, come quartieri popolari, sono impegnati a passo di carica a massacrare quel richiamato agro romano che tanta ammirazione destava nei viaggiatori europei del ‘700 e ‘800, impegnati nel Grand Tour italico”.

In conclusione, l’esponente del movimento guidato da Antonello De Pierro ribadisce: “I quartieri romani sono sempre più lontani dai centri storici e privati dei minimi servizi sociali e di collegamento. Anziché demagogici proclami verso la distruzione di quartieri in realtà ben fatti, quali il Laurentino 38 e il Corviale, occorrerebbe ultimare i progetti e creare i servizi di aggregazione. Al contrario, i cittadini della capitale vengono spostati sempre più in là e sono affidati a ferrovie oramai vecchie che si mantengono, come si suol dire, ‘con lo sputo’. Per ultimo, anziché nuovo cemento, bisogna potenziare il trasporto pubblico, portando a termine la mai iniziata cura del ferro. Solo questa sarebbe la cronaca di un Paese civile che striderebbe con i 150 anni di vita di una Nazione e di una sua Capitale profondamente incivili”.