giovedì 27 ottobre 2011

Ministro Galan impugna Piano Casa Regione Lazio, Soldà commenta


Il vice presidente dell’Italia dei Diritti: “Il dissesto idrogeologico che la legge avrebbe provocato è paragonabile all’attuale situazione in cui versa la maggioranza”


Terremoto nella maggioranza a causa del Piano Casa per il Lazio presentato dalla giunta regionale di Renata Polverini. Il progetto è stato, infatti, impugnato presso la Corte Costituzionale dai ministri Giancarlo Galan (Beni Culturali) e Stefania Prestigiacomo (Ambiente) con il benestare del Consiglio dei ministri. Eclatante la presentazione delle dimissioni in blocco dei dieci assessori Pdl della giunta Polverini. La governatrice non ha accettato tali dimissioni e si è rivolta direttamente al Premier.

Roberto Soldà, vice presidente dell’Italia dei Diritti, ha così commentato la vicenda: “E’ un piano, questo, che è riuscito a dividere il centro-destra e gli elettori sono spettatori di tutto ciò. La giunta regionale aveva presentato con orgoglio il Piano Casa per il Lazio, ma è risultato non idoneo in quanto dannoso sia per l’ambiente sia per i cittadini. In esso non si tiene conto del territorio e si rischia di costruire strade, edifici e strutture che potrebbero andar giù, come è successo in Liguria e in Toscana, al verificarsi di eventi ambientali, come piogge molto forti, che causano smottamenti nel terreno. Il dissesto idrogeologico del territorio – continua l’esponente del movimento presieduto da Antonello De Pierro – è paragonabile all’attuale situazione in cui versa questa maggioranza.
In ogni caso, rimaniamo in attesa della pronuncia, in merito, della Corte Costituzionale.

mercoledì 28 settembre 2011

Italia dei Diritti parteciperà a elezioni, ma mai con liste autonome


Antonello De Pierro, presidente del movimento ha reso nota la nuova linea, precisando che potrebbero esserci eccezioni solo in caso di consultazioni amministrative comunali qualora non ci fossero i margini per un accordo


Roma – Il momento dell’ascesa politica per l’Italia dei Diritti, movimento volto alla tutela e alla difesa dei diritti dei cittadini, è arrivato. Alle prossime elezioni saranno candidati numerosi membri dell’IDD, che manterrà l’identità di movimento extraparlamentare, fuorché per
le elezioni amministrative comunali, qualora non sussista un’armonica collaborazione con le liste di partito nelle quali i rappresentanti dovrebbero figurare, caso in cui il movimento presenterà liste autonome.

Queste le parole di Antonello De Pierro, presidente del movimento: “Di fronte a quanto stiamo assistendo nel panorama politico attuale, credo che sia giunto il momento di prendere la decisione netta di partecipare attivamente alle vicende politiche del nostro Paese da un punto di vista istituzionale, e non solo come denuncia extraparlamentare. Tale scelta – spiega De Pierro – scaturisce dalla necessità di dare delle risposte concrete a quanti si rivolgono a noi chiedendo di impegnarci più a fondo per cercare di cambiare questo stato di cose. Le nostre peculiarità genetiche ci impongono ciò nell’interesse supremo della cosa pubblica e dei cittadini letteralmente vessati e mortificati nei loro diritti da parte di una gestione politica che tutela più le logiche degli interessi partitici che la naturale espressione del bene per la collettività. Stiamo assistendo ad un’opera demolitrice da parte di un manipolo di politicanti che guida il Paese con la complicità di un’opposizione vacanziera che fa finta di contrastare gli scempi messi in atto, ma di fatto fa prevalere la politica dell’inciucio. Naturalmente, con le dovute eccezioni di pochi coraggiosi che cercano in tutti i modi di contrastare questi barbari comportamenti; ed è proprio a questi ultimi che ci appelliamo per candidare agli scranni istituzionali gli elementi migliori del nostro movimento”.

La nuova linea d’intervento intrapresa dall’Italia dei Diritti è stata deliberata dai vertici del movimento, in seguito ad un’attenta analisi.

“Di fronte ad una classe politica che sta demolendo lo stato sociale e lo stato di diritto – seguita il leader del movimento -, che imbavaglia l’informazione e di fronte al fallimento totale della ‘nave Italia’ cerca di salvaguardare i propri interessi e soprattutto s’adopera per sottrarre il Premier all’infinità di vicende giudiziarie in cui è coinvolto, non possiamo più restare a guardare impassibili o denunciare senza gli strumenti istituzionali necessari per opporsi politicamente. Quindi, la nostra linea è stata tracciata con decisione. Ci candideremo alle consultazioni elettorali, ma mai come entità autonoma, chiedendo ospitalità per i nostri membri nelle liste dei partiti che riteniamo vicini alla nostra sfera ideale. Occorre però precisare fin d’ora una cosa – sottolinea De Pierro -: ai nostri sostenitori, che da diverso tempo ormai ci chiedono questa svolta, non chiederemo di votare per il partito che ci ospita in lista, bensì per il nostro candidato che proporremo come rappresentante indipendente del nostro movimento. Chiaramente, laddove non sussisteranno i margini per un accordo di questo tipo presenteremo liste indipendenti, ma solo limitatamente a consultazioni amministrative di tipo comunale”.

Oltre 250 licenziamenti al San Raffaele di Velletri, inammissibile per Celardo


Il viceresponsabile per il Lazio dell’Italia dei Diritti : “Se la Sanità ha problemi va ristrutturata non troncata con l’accetta”



Roma – Le lettere di licenziamento arrivate a 257 operatori del San Raffaele di Velletri hanno scatenato sgomento e disperazione per centinaia di famiglie. Una catastrofe occupazionale annunciata da tempo, ma alla quale si sperava che le istituzioni territoriali avrebbero posto rimedio.

Rabbia e sgomento traspaiono dalle parole di Carmine Celardo, viceresponsabile per il Lazio dell’Italia dei Diritti: “Ci schieriamo con decisione e fermezza al fianco dei lavoratori dell’ospedale laziale, i quali tra l’altro operano lodevolmente da anni in condizioni sfavorevoli. Occorre ricordare infatti che quello di Velletri, al centro di numerose inchieste, è solo un frammento dell’organizzazione ospedaliera nazionale del San Raffaele, che avrebbe dovuto evitare tutto questo. La cosa più grave è che si chiude la clinica in questione e non si fornisce ai lavoratori una reale alternativa. Per alcuni è previsto il trasferimento a Cassino, che dista oltre duecento chilometri da Velletri, altri saranno assorbiti dalle varie strutture del San Raffaele in giro per la regione”.


In mattinata, alcuni dipendenti si sono incatenati al cancello della clinica, protestando contro le centinaia di licenziamenti in corso e richiedendo un’incontro con le autorità politiche ed amministrative responsabili.

“Da tenere in considerazione – osserva l’esponente del movimento presieduto da Antonello De Pierro - che gli operatori del San Raffaele di Velletri percorrono già quotidianamente almeno 30/40 chilometri per raggiungere il posto di lavoro, visto che il sito non è raggiunto dal trasporto pubblico locale. Figuriamoci se verranno trasferiti a Cassino, non dimenticando che si parla di OSS con contratti struggenti, costretti a trasferimenti forzati poiché senza scelta. La Regione latita, è cieca o che altro? Sembrerebbe un atto gratuito di trascuratezza verso le duecentocinquantasette famiglie e nei confronti di tutti i cittadini residenti, ai quali viene negato il diritto alla salute. Più che la chiusura della sede del San Raffaele – continua Celardo -, che dovrà meditare sulle sue colpe, a noi sta a cuore il destino delle centinaia di operatori liquidati con qualche riga scritta. Chiediamo un immediato intervento della Presidente Polverini affinché vengano mantenuti adeguatamente tutti i lavoratori dell’ospedale attraverso decisioni a tutela delle loro diritti. Se la Sanità ha problemi va ristrutturata, non troncata con l’accetta. Ci mobiliteremo con una campagna contro gli azzeramenti, gli sprechi e le misure drastiche che non possono in nessun modo pesare sulle spalle dei cittadini”.

mercoledì 14 settembre 2011

De Pierro ritorna su quiz “grattachecca” alla Sapienza e invoca dimissioni di Frati


Il presidente dell’Italia dei Diritti: “Non solo ha difeso l’indifendibile, ma lo ha fatto pronunciando parole indubbiamente non consone al ruolo da lui rivestito”


Roma – ‘Nei pressi del noto liceo Tacito di Roma si trova la grattachecca di Sora Maria, molto nota tra i giovani romani. Sapresti indicare quali sono i gusti tipici serviti? Menta, limone, amarena oppure cioccolato?’, questa è la domanda inserita nel quiz universitario per l’accesso al corso di laurea di “Professioni sanitarie” dell’Università “La Sapienza” di Roma. Al sorgere delle innumerevoli polemiche di questi giorni, il rettore dell’ateneo Luigi Frati, ha motivato la presenza di una simile domanda spiegando che la risposta doveva implicare un ragionamento logico deduttivo e che perfino un ‘coglione’ sa cos’è la “grattachecca”.

L’Italia dei Diritti torna ad esprimersi sull’accaduto, attraverso Antonello De Pierro, presidente del movimento, condannando con forza quanto successo: “Consideriamo assolutamente umiliante per gli aspiranti studenti quanto accaduto con l’inserimento dell’oramai noto quiz sulla ‘grattachecca’ della Sora Maria nei test di ammissione al CdL in “Professioni sanitarie”. Sia per un’offesa alla dignità personale dei giovani che si avvicinano verso il mondo del lavoro con rande incertezza, sia per il tessuto culturale che si sta avviando verso un degrado senza precedenti a causa di tanti fattori contingenti, ad iniziare dagli sciagurati provvedimenti di questo governo. Noi dell’Italia dei Diritti non ci stiamo. Dopo l’Italia del bunga bunga non vogliamo essere ridicolizzati dal mondo come l’Italia della “grattachecca”. La nostra solidarietà verso questi studenti è piena e vogliamo dire che siamo assolutamente dalla loro parte e a disposizione per intraprendere qualsiasi lotta civile per la difesa del diritto allo studio conforme a quella che dovrebbe essere la formazione per la loro professione futura.

Il leader del movimento che opera a tutela e a difesa dei diritti dei cittadini, pone l’accento sulle inammissibili dichiarazioni del rettore dell’ateneo romano, reclamandone le dimissioni: “Alla luce dei fatti, non accettiamo quanto dichiarato dal rettore Luigi Frati, di cui chiediamo a gran voce le immediate dimissioni – dichiara De Pierro -, certi di interpretare il pensiero della stragrande maggioranza degli studenti che popolano le aule della Sapienza. Anche perché non solo ha difeso l’indifendibile, ma lo ha fatto pronunciando parole indubbiamente non consone al ruolo da lui rivestito, che dovrebbe essere emblema e imprescindibile punto di riferimento per chi si avvicina alla vita d’ateneo nell’ottica di una crescita educativa, formativa e culturale”.

“Inoltre sarebbe auspicabile - conclude De Pierro - individuare chi si è permesso di formulare una domanda così demenziale e rimuoverlo immediatamente dal posto di lavoro che occupa inducendolo a intraprendere ex novo la trafila per accedere al mondo del lavoro, con l’augurio che qualche suo simile si diverta a elaborare una sfilza di quiz legati alla tradizione culinaria capitolina”.

venerdì 9 settembre 2011

L’Italia dei Diritti denuncia traffico di permessi di soggiorno falsi per prostitute nigeriane


Il presidente Antonello De Pierro : “In un paese civile è necessario che ciò non avvenga, soprattutto per salvaguardare queste ragazze che risultano addirittura lavorare regolarmente nel nostro territorio ma che in realtà sono povere vittime dei loro aguzzini”

Roma - Un’indagine accurata dell’Italia dei Diritti ha permesso di portare alla luce un illecito che va avanti sulla pelle di giovani ragazze africane, che si prostituiscono in pieno giorno ma che per la legge italiana figurano come badanti con regolare permesso di soggiorno. La rete criminale alla base del traffico umano, fa arrivare le donne nel nostro paese, procura loro un contratto di lavoro fittizio e le costringe poi sulla strada, perché come vere e proprie “schiave” per ottenere la libertà devono restituire agli aguzzini circa 80.000 euro.

“L’inchiesta che abbiamo portato avanti per diverso tempo – denuncia Antonello De Pierro, presidente del movimento extraparlamentare - ha fatto emergere risultati sconvolgenti, mi viene da sorridere a pensare al sindaco Gianni Alemanno o al ministro Mara Carfagna che avevano pensato di sconfiggere un fenomeno così complesso come quello della prostituzione con dei semplici provvedimenti sanzionatori nei confronti del cliente e dell’operatrice del sesso. Penso piuttosto fosse pura propaganda, oppure qualora davvero si fosse trattato di ingenuità, ritengo che non sia possibile affrontare problemi così importanti senza prima sconfiggere fenomeni di degenerazione istituzionale che forniscono linfa vitale alla loro diffusione. A noi – incalza De Pierro - sembra piuttosto inverosimile in un apparato che funziona, il fatto che esistano delle lucciole extracomunitarie che incredibilmente siano in regola con il permesso di soggiorno, con un contratto di lavoro. Mi auguro che venga accertata dagli organi competenti la responsabilità di chi tutto questo permette, in quanto l’alacre ed encomiabile impegno degli operatori delle forze dell’ordine che effettuano controlli su queste persone si infrange sullo scoglio di un regolare permesso di soggiorno per lavoro che viene loro sventolato beffardamente”.

L’anomalia è palese ogni qualvolta avviene un controllo, alle accuse degli agenti che le sorprendono in strada, le ragazze rispondono esibendo i permessi per un lavoro che però, non stanno affatto svolgendo. La legge Bossi-Fini ha emanato norme rigorose per l’accesso degli immigrati, può infatti arrivare in Italia soltanto chi è in possesso di un’ occupazione reale oppure di un visto per studio e in quest’ultimo caso tramite il consolato è opportuno fornire documentazione certa. Il movimento presieduto da Antonello De Pierro continuerà ad approfondire cosa si nasconde dietro questo reato, anche perché oltre all’irregolarità, siamo in presenza di persone che, complici, per 5000-10000 euro vendono i contratti d’impiego alla base dei ricatti verso le lucciole.

“Bisogna capire dov’è che la macchina si è inceppata. A nostro avviso – dichiara il presidente dell’Italia dei Diritti - si tratta di corruzione, e il punto cruciale sta nel passaggio in cui qualcuno dovrebbe controllare serialmente chi dichiara di svolgere un lavoro, appurando il rispetto di quelli che sono intenti dichiarati. È necessario intervenire duramente per bloccare quello che non esiterei a definire un traffico di permessi di soggiorno palesemente falsi, anche se chi li emette in buona fede purtroppo è costretto a farlo di fronte ad un apparentemente regolare contratto di lavoro che invece è stato lautamente comprato per fungere da copertura alle illiceità dilaganti. In un paese civile – conclude De Pierro - è necessario che ciò non avvenga, soprattutto per salvaguardare queste ragazze che risultano addirittura lavorare regolarmente nel nostro territorio ma che in realtà sono povere vittime dei loro aguzzini che così riescono a sfruttarle e schiavizzarle al meglio, paradossalmente col beneplacito dello Stato”.

mercoledì 20 luglio 2011

Celardo eletto segretario organizzativo per il Lazio dell’Italia dei Diritti


Il neosegretario, già viceresponsabile regionale del movimento: “Il mio ruolo è di rappresentanza politica sul territorio, proponendo candidati di trasparente onestà che sappiano apportare un valido contributo alla gestione della cosa pubblica”

Roma – Il movimento Italia dei Diritti ha inaugurato una nuova fase per la diffusione capillare sul territorio. Si è tenuta un’assemblea programmatica degli esponenti del Lazio ed è stata sentenziata all’unanimità l’elezione di Carmine Celardo a segretario organizzativo per il Lazio. Il presidente Antonello De Pierro, che ha partecipato all’incontro, si è congratulato con il neosegretario, riponendo in lui la massima fiducia.

“L’Italia dei diritti – sottolinea il neoeletto segretario regionale - è un movimento che si pone come difensore dei diritti dei cittadini, italiani e non, che risiedono nel nostro Paese. Un’associazione di persone aperta a tutte le culture ed etnie, in virtù di un superiore ideale di uguaglianza e giustizia. Tengo a ringraziare tutti i rappresentanti che, con fiducia, mi hanno conferito quest’incarico. Il mio ruolo – continua Celardo – non è quello di fondare un partito politico schierato ideologicamente, ma di rappresentanza politica sul territorio, proponendo candidati di trasparente onestà, persone serie, attive nel sociale che sappiano apportare un valido contributo alla gestione della cosa pubblica.

“Ci proponiamo – continua Celardo - come movimento che, benché contestatore e all’occorrenza censore della amministrazione pubblica, propone soluzioni politiche e tecniche alla gestione statale. Vogliamo essere sempre più vicini ai cittadini, radicandoci sul territorio. Siamo disponibili a serie proposte da parte dei partiti politici, i quali dovranno affrontare serie difficoltà nel prossimo biennio. Aperti a progetti che non siano specchio di bassa politica o mirino a favorire amici di amici, ma che il cui scopo sia portare una ventata di freschezza nella vita politica nazionale. Non siamo un apparato di potere ma un movimento che mira a garantire i diritti per tutti, lavorando quotidianamente al fianco dei cittadini nella massima onestà. Garantisco il massimo impegno e dedizione – conclude l’esponente del movimento extraparlamentare presieduto da Antonello De Pierro - nello svolgimento di questo delicato compito affinché tutto si svolga nella massima trasparenza e correttezza”.

mercoledì 13 luglio 2011

Tar accoglie denuncia Italia dei Diritti, stop a trasferimento Pronto Soccorso Frascati


Carmine Celardo, viceresponsabile per il Lazio del movimento: “La sentenza del tribunale amministrativo regionale difende anche la sopravvivenza di molti reparti d’eccellenza presenti nella struttura del San Sebastiano”

Roma – In merito alla decisione del Tar di bloccare il trasferimento, previsto dal piano di riassetto della sanità regionale, del Pronto Soccorso dell’ospedale di San Sebastiano Martire di Frascati, l’Italia dei Diritti, prima sentinella di denuncia dell’accaduto, esprime la sua soddisfazione nella persona di Carmine Celardo, viceresponsabile per il Lazio del movimento extra parlamentare, portavoce della protesta lanciata nell’autunno scorso: “Un plauso alla decisione del Tar che riconosce la fondatezza della denuncia che abbiamo avanzato già dal 7 ottobre 2010”.

Celardo condivide la decisione della magistratura, sottolineando grande gratitudine anche verso il sindaco di Frascati che ha presentato il ricorso: “Il tribunale amministrativo del Lazio ha sentenziato contro il trasferimento del Pronto Soccorso, difendendo la sopravvivenza di molti reparti d’eccellenza presenti nella struttura del San Sebastiano. I magistrati hanno tenuto conto dei notevoli investimenti effettuati di recente, come da noi segnalato, di circa 580 mila euro che hanno permesso al centro ospedaliero di Frascati, di acquisire efficienza e qualità. La scelta di sospendere l’applicazione del Decreto 80 – spiega l’esponente del movimento presieduto da Antonello De Pierro - rappresenta una vittoria per i cittadini, dei quali Stefano Di Tommaso, primo cittadino di Frascati, insieme con numerosi rappresentati del Partito Democratico, si è reso portavoce sostenendo la nostra denuncia”.

“Ribadiamo – continua Celardo - che la giunta Polverini che tanto tuona e strombazza per una Sanità adeguata ed efficiente, ha dato l’ennesima testimonianza del suo fare contradditorio, favorendo un mercato delle vacche per il quale si buttano soldi dalla finestra. Il San Sebastiano è una struttura da difendere da qui fino a quando sarà pronto il nucleo ospedaliero dei Castelli di via Nettunense, giacché fino a quel momento i cittadini di Frascati hanno il diritto all’assistenza sanitaria, non possono certo morire perché il Pronto Soccorso è stato spostato a Marino, tra l’altro per fare un favore al sindaco. Sarebbe stato gradito un passo indietro dall’amministrazione Polverini – precisa il viceresponsabile per il Lazio dell’Italia dei Diritti -, invece si è dovuto ricorrere alla magistratura, che come al solito deve farsi carico di compiti che spetterebbero alla classe politica. Come Italia dei Diritti continueremo ad essere attenti osservatori della situazione, impegnandoci a denunciare di nuovo qualsiasi provvedimento inadeguato al benessere della cittadinanza”.

martedì 28 giugno 2011

Roma città più povera d’Italia, l’analisi della Nieddu


La viceresponsabile per il Lazio dell’Italia dei Diritti: “Lo Stato è sempre meno uno Stato sociale, ne è comprova l’ultima finanziaria approvata, che prevede profonde penalizzazioni per le politiche sociali”

Roma - La Comunità di Sant’Egidio parla chiaro: Roma e Lazio sono teatro di una povertà profonda e dilagante. Nella sola Capitale, centomila persone vivono sotto la soglia di povertà ed il tasso di disoccupazione è superiore alla media nazionale.


“I problemi riscontrabili nel rapporto sulla povertà a Roma e nel Lazio elaborato dalla Comunità di Sant’Egidio – osserva Anna Nieddu, viceresponsabile per il Lazio dell’Italia dei Diritti -, che lavora capillarmente sul territorio ed alla quale va, quindi, la massima credibilità, non sono solamente regionali bensì investono l’intero paese. Roma, essendo una grande città e sostanzialmente di passaggio anche per molti immigrati, presenta una criticità maggiore”.

I dati recentemente diffusi, rivelano la città eterna prima nella lista nera degli sfratti. Ogni giorno, sono ventotto i nuclei familiari sfrattati per morosità nel pagamento degli affitti.

“Mentre una piccola parte della popolazione gode di innumerevoli privilegi, la maggior parte dei cittadini è in difficoltà – continua l’esponente del movimento presieduto da Antonello De Pierro -. Lo Stato è sempre meno uno Stato sociale, ne è comprova l’ultima finanziaria approvata, che prevede profonde penalizzazioni per le politiche sociali. Inoltre, le piccole e medie imprese devono fare i conti con il fenomeno della delocalizzazione, che fa aumentare proporzionalmente la disoccupazione. D’altra parte occorre sottolineare l’enorme sforzo compiuto dall’assessorato alle Politiche Sociali della Provincia di Roma, che cerca di far funzionare le cose anche senza denaro. E’ la grande solidarietà sociale – precisa la Nieddu -, che garantisce ancora quel poco di assistenza. La straordinaria capacità di persone che si prestano a lavorare come volontari, apportando un grande contributo umano, non può colmare l’enorme carenza di risorse finanziarie”.

mercoledì 22 giugno 2011

Approvato nel Lazio fondo per alluvionati 2010, Marinelli commenta


Il responsabile per il Lazio dell’Italia dei Diritti: “Temiamo che tali fondi anziché favorire politiche di sviluppo, andranno a servire e soddisfare in partegli appetiti irrefrenabili di tutta quella pletora di soggetti che campa sulle spalle del contribuente”


Roma – La proposta di legge che istituisce un fondo di un milione e mezzo di euro per i danni conseguenti alle alluvioni del maggio 2010 è stata approvata all’unanimità dalla commissione Lavori pubblici e politiche della casa del Consiglio regionale del Lazio. I provvedimenti riguardano i Comuni di Casaprota, Montopoli in Sabina, Monteleone Sabino, Poggio Moiano, Poggio Nativo, Fara in Sabina, Scandriglia, Nerola, Palombara Sabina, Montelibretti e Castelnuovo di Farfa. Il fondo riguarderà tre tipi di interventi: contributi ai Comuni e alle Province di Roma e Rieti; contributi ai soggetti gestori di servizi pubblici locali di rilevanza economica; contributi a fondo perduto alle imprese per favorire la ripresa delle attività produttive, commerciali e artigianali. Prima dell’approvazione definitiva la proposta di legge dovrà avere il via libera dalla commissione Bilancio. Sarà necessario, inoltre, un regolamento per disciplinare le modalità di erogazione dei contributi.

Vittorio Marinelli, responsabile per il Lazio dell’Italia dei Diritti, ha così commentato: “Sulla carta il provvedimento sembrerebbe anche condivisibile, se non fosse che paghiamo lo scotto di essere permeati in toto di cultura cristiano-cattolica. Tale religione ci insegna che paghiamo la colpa ab origine del cosiddetto ‘peccato originale’ anche in Italia e quindi nel Lazio. Ogni stanziamento pubblico in realtà, per rimanere in iconoclastica cristiana, serve per preparare il presepe e, in particolar modo, la mangiatoia. Temiamo, dunque, che tali fondi anziché favorire politiche keynesiane di sviluppo, andranno a servire e soddisfare in parte, e solo in parte, gli appetiti irrefrenabili di tutta quella pletora di soggetti che campa sulle spalle del contribuente, grazie agli accordi clientelari con i vari politici.
Forse – continua l’esponente del movimento presieduto da Antonello De Pierro – dovremmo essere più leghisti dei leghisti e chiedere un commissario settentrionale e non della Val Brembana o della provincia di Bergamo, ma oriundo di Stoccolma o di Oslo. Sono quelle felici nazioni, infatti, dove i fondi pubblici vanno a finire veramente per il pubblico e non come in Italia in vari mali affari. Speriamo quindi – conclude Marinelli – che in futuro non solo sulla carta questi provvedimenti siano validi”.

venerdì 10 giugno 2011

Costi alle stelle per acqua a privati nel Lazio, commenta la Nieddu


La vice responsabile regionale dell’Italia dei Diritti:
“Attorno alla gestione del servizio idrico ruotano intrecci fra politica e imprenditoria privata, come testimoniano le vicende di Latina dal 2002 ad oggi”


Roma - La privatizzazione dell’acqua ha portato una stangata alle famiglie, soprattutto quelle laziali, che segnano un aumento oltre la media nazionale, fino al 200%. Lo rivela una denuncia di Cittadinanza attiva dalla quale si evince che, secondo gli ultimi dati pubblicati, nel Lazio si registrano incrementi in bolletta che superano la media nazionale: +11,9% contro il 6,7%. Commenta questi dati Anna Nieddu, vice responsabile regionale dell’Italia dei Diritti: “Questi rincari mostrano la tendenza a degenerare, di una situazione già grave e, in quanto tale, avversata e combattuta da anni, a quanto pare però, inutilmente”.
“Il problema principale – continua la Nieddu – sta nei grandi interessi che ruotano attorno alla gestione del servizio idrico ed agli intrecci fra politica ed imprenditoria privata, come le vicende di Latina dal 2002 ad oggi illustrano efficacemente. Per non parlare dei complessi episodi societari in cui si spartiscono percentuali di gestione di un bene naturalmente pubblico”.
La referente regionale del movimento fondato da Antonello De Pierro sostiene che, a fronte dei rincari delle tariffe, “i gestori non hanno dato attuazione ai piani di investimento previsti per la creazione e la manutenzione delle infrastrutture idriche e fognarie e, se pochi sono stati, in questi anni, i lavori cantierati, ancora meno sono quelli ultimati ed efficienti”.
“Al danno si aggiunge la beffa – incalza la Nieddu - della presunta riduzione dell’impegno finanziario da parte degli enti pubblici, sdoganata come punto di forza della privatizzazione. Comuni e Regione hanno continuato a stanziare cifre enormi, pur a fronte dei limitati investimenti realizzati dalla società di gestione”.
L’esponente dell’organizzazione extraparlamentare torna a puntare il dito sull’importanza dell’imminente weekend elettorale: “Non resta che attendere l’esito del referendum, con l’augurio che sia positivo e consenta di scardinare le ulteriori difficoltà alla pubblicizzazione dell’acqua introdotte da Tremonti nel 2008”.

mercoledì 25 maggio 2011

Allarmanti i dati degli infortuni sul lavoro nel Lazio, il commento della Nieddu


La viceresponsabile regionale dell’Italia dei Diritti: “Si spendono tanti soldi che potrebbero, invece, essere usati per battere a tappeto le attività e riscontrare il non rispetto delle norme di sicurezza”

In base ai dati dello studio effettuato dalla Cgil sulle morti bianche, è emerso che sono più di cinquantacinquemila gli infortuni sul lavoro denunciati nel 2009 nel Lazio. Il tasso è uno dei più alti d’Italia e riguarda soprattutto i giovani e gli over 50. Inoltre, gli incidenti denunciati riguardano soprattutto la provincia di Roma. I dati allarmanti riguardano gli ultimi dieci anni poiché, mentre a livello nazionale gli infortuni sono diminuiti del 23%, nel Lazio solo del 2%.

Anna Nieddu, vic responsabile per il Lazio dell’Italia dei Diritti, ha così commentato la notizia: “Il fatto che nel Lazio e, in particolare a Roma, ci siano questi dati allarmanti è perché nell’hinterland della Capitale si concentrano le fasce di lavoratori più fragili: immigrati e giovani. L’allarme per il non rispetto delle norme di sicurezza sugli infortuni non si concentra solo nei cantieri, ma anche in altri luoghi di lavoro. La crisi ha portato al taglio di fondi ove ritenuto necessario. Se si è tagliato anche nella sicurezza sul lavoro, in quanto ritenuto settore non indispensabile, è una questione di tipo culturale.
I giovani e gli over 50, ma anche 40, sono le due fasce più colpite dalla crisi nel mercato del lavoro. Questo è dovuto al fatto che, anche se i lavoratori si rendono conto che sul posto di lavoro le norme sulla sicurezza non vengono rispettate, non lo denunciano per non perdere il posto.
Non è sufficiente – continua l’esponente del movimento presieduto da Antonello De Pierro – fare campagne istituzionali, dopo che gli incidenti sono avvenuti. Si spendono tanti soldi che potrebbero, invece, essere usati per battere a tappeto le attività e riscontrare il non rispetto delle norme di sicurezza, senza aspettare che siano i lavoratori a doverle denunciare”.

martedì 24 maggio 2011

Maccarese scelta come sede per “Malagrotta bis”, il disappunto della Nieddu


La viceresponsabile per il Lazio dell’Italia dei Diritti:Se pensiamo che appena fuori Roma esistono territori che hanno già dato e tuttora sono sfruttati in questo senso, viene facile immaginare che questa proposta incontrerà l’opposizione della cittadinanza tutta e delle amministrazioni comunali

Roma - Potrebbe essere attiva a giugno del 2012, la discarica laziale già ribattezzata “Malagrotta bis”. Il luogo scelto, stando alle indiscrezioni trapelate, dovrebbe essere un terreno di 300 ettari nelle vicinanze di Maccarese, a ridosso quindi della Capitale e di molte cittadine balneari, di numerose zone coltivate e dell’Ospedale Pediatrico Bambino Gesù di Palidoro. Alla notizia, non ufficialmente confermata ma ritenuta valida al 99% dall’Ama, sono immediatamente seguite le vive proteste dei residenti, pronti a dare battaglia contro tale proposta.

Sulla questione è intervenuta Anna Nieddu, viceresponsabile per il Lazio dell’Italia dei Diritti : “Ritengo assolutamente impensabile la realizzazione di questa discarica, in primo luogo perché la zona indicata è vicina ai centri abitati e presso un territorio agricolo tra i più importanti in quelle aree, inoltre perché i paesi limitrofi sono località turistiche e tutto questo andrebbe ad incidere negativamente nelle attività economiche oltre che sulla salute. Si tratta – sottolinea l’esponente del movimento presieduto da Antonello De Pierro - di un territorio a due passi da Roma che, sebbene non presenti una densità enorme di popolazione, è praticamente a ridosso di un centro abitato importantissimo. Se teniamo anche conto che della vicinanza con il Bambino Gesù, con numerose cliniche e i vincoli di tutela del paesaggio presenti nell’area accanto a Maccarese, va stimata come assolutamente irragionevole la creazione del centro raccolta di rifiuti”.

A far infuriare quanti hanno a cuore tali territori, pronti a bloccare l’Aurelia in segno di malcontento, le notizie che vogliono la “Malagrotta bis” di Maccarese, oltre che nuova discarica anche futura sede di un termovalorizzatore. Dalla Regione Lazio arrivano conferme a mezza bocca, mentre il sindaco di Fiumicino Mario Canapini si affretta a fornire rassicurazione, ribadendo la mancanza di ufficialità e promettendo in caso il progetto fosse confermato, di consultare i cittadini sulla questione.

“Oltre alle popolazioni – prosegue la Nieddu - , a mio avviso, anche i sindaci e gli amministratori locali dovrebbero coalizzarsi e protestare, ciò presumibilmente avverrà, perché già il sito di Malagrotta è stato al centro di molte battaglie, figuriamoci una situazione del genere, assurda e inconcepibile. Se pensiamo che appena fuori Roma esistono territori che hanno già dato e tuttora sono sfruttati in questo senso, viene facile immaginare che questa proposta incontrerà l’opposizione della cittadinanza tutta e delle amministrazioni comunali”.

Un ecomostro a Marino, Celardo promette battaglia


Il vice responsabile per il Lazio dell’Italia dei Diritti:

“La tutela dell’ambiente dovrebbe essere il cavallo di battaglia dell’amministrazione comunale che invece sta distruggendo il paesaggio”

Roma – I cittadini di Marino lo chiamano l’Ecomostro: un enorme casermone che sorge nel cuore dei Castelli, brutto, privo di standard urbanistici, inquietante emblema di una logica del profitto che si impone scevra di distruggere un paesaggio mitico.

L’Italia dei Diritti ha raccolto lo sdegno di numerosi cittadini marinesi, stanchi dei grossi interessi e dei troppi abusi perpetuati alle loro spalle. Lo spazio in cui sorgerà il casermone infatti era destinato ad una piscina, aree di verde pubblico e a strutture primarie e secondarie, secondo quanto imponeva l’atto d’obbligo che, altresì, vincola i costruttori a “risarcire” l’ambiente, stravolto da tali azioni.

Gli abitanti della zona ritengono l’Amministrazione pubblica e gli uffici tecnici competenti colpevoli di aver commesso un errore gravissimo, dettato da superficialità. “La città di Marino infatti è nell’occhio della speculazione edilizia romana sin dal 1995, si tratta di una storia datata nel tempo – afferma Carmine Celardo, vice responsabile per il Lazio dell’Italia dei Diritti – una vecchia storia di cementificazione selvaggia”.

Il referente territoriale del movimento extraparlamentare fondato da Antonello De Pierro scruta le varie amministrazioni che si sono alternate nel centro castellano: “Da Rosa Perrone, esponente della sinistra, all’epoca vennero presentati progetti di cementificazione in metri cubi che non sono stati portati avanti. Tutto ciò è passato in mano a Desideri e Palozzi, forze di destra tuttora in carica, a dimostrazione che la città è governata da un gruppo di politici che si rimpallano la lottizzazione, e questo consociativismo tra destra e sinistra è nocivo”. Celardo si serve del mito del passato per individuare una metafora esplicativa dell’attuale situazione di Marino: “Questa città ricorda quei banchetti medievali in cui i signori fuori dal castello si scannavano mentre all’interno delle mura fortificate si abbuffavano di maiali e fagiani, sulla pelle della povera gente che moriva di fame. Ne è passata di acqua sotto i ponti, eppure Marino vive oggi nelle stesse condizioni, son passati migliaia di anni eppure continua a dimostrarsi un castello feudale”.

L’ecomostro che sta per nascere in territorio marinese sarebbe frutto di un progetto carente, privo dei requisiti previsti dalle norme del PRG, quali una rappresentazione grafica volta a tratteggiare le volumetrie esistenti, una documentazione fotografica e l’assenza di sezioni, piante e prospetti inadeguati a capire i reali svolgimenti in planimetria. Sarebbe avvenuta, tra l’altro, la cancellazione del piano di lottizzazione con conseguente aumento di superficie privata fondiaria edificabile, il che configurerebbe un intervento contro legge a livello pubblicistico e un’appropriazione indebita come aumento di cubatura a livello privatistico. Pieno appoggio dell’Italia dei Diritti alla battaglia di legalità intrapresa dai cittadini di Marino che si sono organizzati in movimenti e associazioni anti speculazione edilizia. “Siamo completamente solidali e vicini – sottolinea Celardo – ai gruppi di tutela ambientale che sostengono la difesa di questo territorio. Marino è un comune di pregio, dotato di un centro storico medievale e di innumerevoli ricchezze naturali, la tutela dell’ambiente dovrebbe essere il cavallo di battaglia di questi signori che invece lo stanno distruggendo”.

Il referente regionale chiude la sua arringa ponendo degli interrogativi: “Chi è stato in grado di condizionare giunte di colore opposto, e per un arco di tempo così vasto, e come mai questi sindaci sono così arroganti da esporsi a così gravi violazioni di legge?”

“Questa faccenda – conclude - molto probabilmente diventerà argomento di cronaca giudiziaria, tali e tante violazioni di legge non possono finire nel silenzio. Come Italia dei Diritti ci batteremo fin in fondo per capire di chi sono le responsabilità di tale scempio, e sosterremo la lotta dei cittadini che chiedono solo un posto salutare in cui far crescere i propri figli”.

venerdì 20 maggio 2011

Rischio privatizzazione quartiere Eur di Roma, Celardo scandalizzato


Il viceresponsabile per il Lazio dell’Italia dei Diritti:L’Eur deve essere il fulcro dell’attività culturale e sportiva, non il ricovero per quattro anziani ricchi”

Roma, - A governare la zona Eur di Roma, non è la giunta del XII municipio, né il sindaco Gianni Alemanno. Di fatto, questo quartiere d’oro è in mano ai ricchi signori della destra. Si tratta di un gruppo di imprenditori nati e cresciuti all’Eur, che con vari investimenti e una movimentata pianificazione urbanistica, stanno sconvolgendo il paesaggio e sollevando non poche polemiche. Eur Spa, questo è il nome dell’ente padrone, è una società sia pubblica che privata, ma i vari progetti messi in atto dall’elite di imprenditori, la portano ad essere più privata che pubblica.

Carmine Celardo, viceresponsabile per il Lazio dell’Italia dei Diritti, commenta sgomento questa situazione di scellerata privatizzazione del territorio: “L’ente Eur Spa dovrebbe essere censurato dalla giunta Alemanno. Le operazioni che sta portando avanti sul territorio non sono riqualificabili né culturalmente né socialmente. Occorre sottolineare che la società è a capitale pubblico e privato e quest’ostentazione sfrenata del benessere economico va contro ogni regola morale. La giunta dovrebbe avviare una seria riflessione sulla riqualificazione del quartiere che non è un’enclave ma appartiene a tutta la città. Non può essere il feudo della destra fascista, deve essere fruibile a tutti i cittadini. Questo è lo spirito giusto per una metropoli”.

Tra i recenti e numerosi, sicuramente superflui, interventi di urbanistica, quello che ha sollevato più polemiche è stata la demolizione del Velodromo ciclistico a favore di progetti di sviluppo immobiliare di case di pregio. Quattro palazzi da cinque piani li ha previsti sul catino dell'ex Velodromo l'amministratore delegato, vero motore della struttura dal luglio 2009, Riccardo Mancini, amico di Alemanno.

Si sta ricadendo in un pericoloso affarismo finanziario - commenta scandalizzato l’esponente del movimento guidato da Antonello De Pierro -, sé un pezzo di storia come ad esempio il velodromo, unicum per la sua pista costituito da pavimento con mattonelle di legno, è stato buttato all’aria per costruire quattro palazzoni atti a ricevere dei fortunati privilegiati, che molto probabilmente non ne avevano neanche bisogno. La giunta dovrebbe far rispondere a questi abusi di gestione finanziaria - conclude Celardo-. Alemanno deve ricordarsi di essere sindaco pure dei cittadini poveri, questo suo atteggiamento non porterà voti alla sua giunta. L’Eur deve essere il fulcro dell’attività culturale e sportiva, non il ricovero per quattro anziani ricchi”.

mercoledì 18 maggio 2011

De Pierro, Italia dei Diritti determinante per affermazioni de Magistris e Pisapia



Il presidente del movimento: “Quanto avvenuto è la dimostrazione che, finalmente, molti italiani che hanno voluto credere alle bugie berlusconiane, ma anche alle fandonie della Lega, si stanno svegliando dal torpore delle coscienze”

Roma – I risultati delle elezioni amministrative in corso dimostrano un evidente cambiamento nella politica italiana. Il ballottaggio di Milano tra Pisapia e Moratti, la netta vincita di Fassino a Torino e gli ulteriori ballottaggi di Napoli, Trieste, Cagliari ed altri otto capoluoghi di provincia evidenziano un cambio di rotta.

“I risultati delle ultime elezioni amministrative e la relativa sconfitta schiacciante del centrodestra, non sono altro che la logica conseguenza di una politica arrogante, demagogica e fatta di proclami roboanti – dichiara Antonello De Pierro, presidente dell’Italia dei Diritti-, che non hanno mai avuto una conseguenza pratica nell’attuare quanto promesso e sbandierato ai quattro venti durante le campagne elettorali. Quanto avvenuto è la dimostrazione che, finalmente, molti italiani che hanno voluto credere alle bugie berlusconiane, ma anche alle fandonie della Lega, si stanno svegliando dal torpore delle coscienze ed hanno iniziato ad affrontare con più obiettività e critica attenzione quanto strombazzato dagli organi mediatici, al servizio del ‘sultano di Arcore’ e dei suoi alleati – continua l’esponente del movimento extraparlamentare -. Certo, il lavoro da fare è ancora tanto ma è un buon passo in avanti. Ci auguriamo soltanto che una parte della Sinistra sappia far tesoro ed investire su quanto è avvenuto, invece di gettare alle ortiche i passi in avanti fatti nel percorso verso una vera democrazia partecipativa”.

Secondo De Pierro anche la Sinistra deve riflettere sui risultati raggiunti e quelli ancora contesi : “Quando parlo della Sinistra, mi riferisco anche a quel Partito Democratico che ha pensato bene di rinunciare ad una campagna elettorale di coalizione pur di non sostenere Luigi de Magistris a Napoli. Ebbene i fatti gli hanno dato torto. Ciò merita un’attenta riflessione da parte di chi tende a dimenticare i principi cardine delle proprie radici e quasi inconsapevolmente si avvicina al berlusconismo e alle sue tristi e deleterie logiche e scorribande clientelari. Come Italia dei Diritti siamo orgogliosi del nostro impegno e di essere stati determinanti nelle affermazioni di de Magistris a Napoli e Pisapia a Milano, anche se naturalmente il nostro sostegno è stato indirizzato anche agli altri sindaci impegnati per combattere un centrodestra incapace che è oramai una inutile zavorra fortemente penalizzante per la nostra bella Italia. La battaglia non è ancora finita – conclude il Leader del movimento extraparlamentare -, non mancheremo di sostenere i due candidati di Napoli e Milano per la vittoria finale al ballottaggio e ringrazio fin d’ora i sostenitori dell’Italia dei Diritti che continueranno ad ascoltarci nelle nostre indicazioni di voto”.

martedì 10 maggio 2011

De Pierro chiede trasparenza in bilancio contro sprechi per ospiti Rai


Il presidente dell’Italia dei Diritti: “Non è concepibile che persone, le quali farebbero meglio a dedicarsi ad altro, imperversino sul piccolo schermo per dispensare pensieri in libertà per pochi minuti ed essere ricompensati con una cifra equivalente allo stipendio medio di un operaio”

Roma - Dopo la denuncia dello scorso 7 dicembre sugli stipendi faraonici dei conduttori Rai, il presidente dell’Italia dei Diritti, Antonello De Pierro, torna a parlare dell’azienda di viale Mazzini, continuando la battaglia del movimento contro le spese pazze della società concessionaria del servizio pubblico radiotelevisivo: “Ritengo che sia arrivato il momento di cominciare a prendere in esame il costo che la Rai sostiene per i numerosi ospiti delle diverse trasmissioni, dal momento che sono pagati coi soldi dei contribuenti e, purtroppo, molto spesso ciò viene dimenticato”.

De Pierro ritiene ingiustificati gli onerosi compensi che l’emittente pubblica continua a sborsare per gli ospiti che popolano i suoi programmi e riflette sull’inutilità e banalità delle tematiche che vengono trattate il più delle volte: “A nostro avviso bisognerebbe valutare più attentamente il valore artistico e professionale dell’ospite, ma ciò non sembra avvenire. Spesso, infatti, vediamo nei salotti Rai attricette e starlette, il più delle volte con un curriculum professionale pressoché inesistente, che si improvvisano opinioniste del superfluo, con interventi di basso profilo culturale che non pare abbiano quella funzione formativa che, invece, riteniamo debba avere una corretta informazione. La frivolezza degli argomenti trattati raggiunge, spesso, un tale livello di bassezza che pensiamo sia giunto il momento di dire basta a questo andazzo, al fine di elevare lo spessore qualitativo delle trasmissioni del servizio pubblico ed evitare che queste fungano da vetrina promozionale per quei personaggi che hanno bisogno di mantenere vivo il proprio ricordo nel pubblico, giacché hanno ferme da anni le proprie attività professionali e sono noti più per le loro performance immortalate dalle cronache rosa che per altro”.

“Alcuni scandali degli ultimi anni - continua la sua denuncia il leader dell’organizzazione extraparlamentare - ci fanno pensare che l’uso della televisione pubblica sia dettato esclusivamente dalle lottizzazioni partitiche, che sfruttano l’azienda per dare un sostentamento alle protette di alcuni politicanti e la costringono, in questo modo, ad abdicare al ruolo che le compete naturalmente. A questo scopo chiederemo, quanto prima, un incontro al presidente della Rai Paolo Garimberti, al neo-direttore generale Lorenza Lei e al presidente della Vigilanza Rai Sergio Zavoli, per confrontarci su tali questioni. Per seguire al meglio tale battaglia ho già provveduto ad attivare, inoltre, il nostro responsabile per l’Informazione Brunetto Fantauzzi”.

Concludendo, De Pierro attacca il sistema Rai, evidenziando con vigore che essa viene finanziata dai contribuenti: “Non è concepibile che persone, le quali farebbero meglio a dedicarsi ad altro, imperversino sul piccolo schermo, togliendo tra l’altro spazio ad artisti e professionisti di alto valore, per dispensare pensieri in libertà per pochi minuti ed essere ricompensati con una cifra equivalente allo stipendio medio di un operaio che, col suo lavoro e involontariamente, contribuisce ad alimentare questa situazione.

È una vergogna che deve finire immediatamente o, almeno, si abbia il coraggio di rendere pubblici i gettoni di presenza, in modo da dare al pubblico dei contribuenti la possibilità di rendersi conto delle voci di bilancio riferite ai compensi in questione”.

Ecomostro a Marino, Celardo attacca l’amministrazione comunale


Il viceresponsabile per il Lazio dell’Italia dei Diritti: “Le variazioni non autorizzate apportate al permesso di costruzione e il mancato intervento della Polizia Municipale al fine di bloccare i lavori, potrebbero già bastare per denunziare il primo cittadino, l’assessore preposto e il comandante dei vigili urbani alla Procura della Repubblica”

Roma - Nel comune di Marino, a pochi chilometri dal Parco Regionale dei Castelli Romani, si sta consumando l’ennesimo scempio ambientale ad opera di imprenditori e amministrazioni che agiscono in barba al Prg territoriale. Carmine Celardo, viceresponsabile per il Lazio dell’Italia dei Diritti, si sofferma questa volta sul residence-ecomostro che sorgerà nei pressi di via del Divino Amore, un’opera che ha subito nel tempo variazioni indiscriminate e illecite: “Il nostro movimento è sensibile alle istanze della cittadinanza che scopre azioni di sopruso e violazioni delle leggi della convivenza civile, dal momento che le istituzioni chiedono sempre al cittadino il rispetto dei propri doveri, ma nessuno, in cambio, tutela i loro diritti. A tal proposito, offriamo la nostra piena solidarietà al comitato dei cittadini di Marino che ha denunciato questo evidente abuso che continua a protrarsi, sotto gli occhi indifferenti dell’amministrazione comunale”.

L’esponente del movimento guidato da Antonello De Pierro attacca senza misure l’inadeguatezza del primo cittadino del Comune marinese, Adriano Palozzi, e degli organi addetti al controllo del Prg: “Le variazioni non autorizzate apportate al permesso di costruzione in modo del tutto indisturbato e il mancato intervento della Polizia Municipale al fine di bloccare i lavori, potrebbero già bastare per denunziare il primo cittadino, l’assessore preposto e il comandante dei vigili urbani alla Procura della Repubblica per mancata vigilanza o per corresponsabilità nel reato. Infatti, o gli organi competenti non si sono accorti di nulla, o sapevano e hanno guardato altrove. Il fatto che il Comune si trovi in una zona pre-parco implica che esso è soggetto a vincoli maggiori rispetto ad un qualsiasi altro territorio. Mi chiedo come possano il sindaco e il comandante dei vigili urbani non aver visto o sentito alcunché, considerando che si parla di un’opera edilizia immane. È possibile che Palozzi si circondi di tanti e tali incompetenti? Qui non è un problema di colore politico, ma si pone la questione del rispetto delle leggi. Le violazioni della concessione edilizia iniziale sono lampanti”.

Celardo conclude la sua riflessione, mettendo in evidenza l’importanza di un intervento immediato in merito all’intera vicenda e si rivolge direttamente al sindaco Palozzi: “Ci sembra che il comitato dei cittadini di Marino abbia il diritto di essere ascoltato. Non siamo più disposti a sorbirci le solite scuse di comodo, da parte di un primo cittadino che ha basato la sua campagna elettorale sulla legalità e sul rispetto dell’ambiente. Palozzi sosteneva di voler rimediare agli errori fatti dalle giunte precedenti, eppure si fa gabbare dal gruppo di incompetenti che lo attornia. Dunque, a nome di tutti i cittadini marinesi, chiediamo al titolare di Palazzo Colonna dei chiarimenti in merito alle sue mansioni. Perché non si sta occupando dei problemi della cittadinanza? Il sindaco ha il dovere di intervenire con azioni di polizia, in quanto è primo responsabile dell’ordine pubblico.
Non vogliamo pensare che a Marino ci sia una Giunta inesistente e un comando di vigili urbani che preferisce giocare a tressette, anziché combattere le azioni criminali”.

giovedì 5 maggio 2011

A Pomezia Duce su manifesto elettorale, Nieddu preoccupata


La viceresponsabile per il Lazio dell’Italia dei Diritti: “Inquadrerei il fatto in un atteggiamento preoccupante che sembra da un po’ nell’aria, ossia il non aver più coscienza di quella che può essere la gravità di un revival del ventennio”

Roma - Gianluca Caprasecca, candidato al consiglio comunale di Pomezia nella lista “Citta Nuove”, ha scelto di piazzare sul proprio manifesto elettorale un’immagine del Duce del fascismo. Sotto un Benito Mussolini chiaramente identificabile in divisa e berretto delle forze armate, appaiono due slogan facilmente riconducibili al ventennio come “Rispetto e Onore” o “Lui ha fondato Pomezia, a noi il compito di farla crescere”.

Sui fatti, che hanno destato scalpore e perplessità è intervenuta Anna Nieddu, viceresponsabile per il Lazio dell’Italia dei Diritti: “Tempo addietro l’esaltazione di un simbolo del ventennio veniva considerata reato, stimata “apologia del Fascismo”. Attualmente invece sembra espandersi un fenomeno preoccupante che interessa anche la città di Roma, dilagano i manifesti di piccoli partiti e di movimenti che sono di chiaro stampo fascista, non di destra, ma realmente fascisti nell’iconografia e nel linguaggio. Pur essendo Pomezia una città tradizionalmente di destra – analizza la Nieddu - , probabilmente anni fa ci si sarebbe andati più cauti. Io inquadrerei il fatto in un atteggiamento preoccupante che sembra da un po’ nell’aria, ossia il non aver più coscienza di quella che può essere la gravità di un revival del ventennio”.

Caprasecca al momento non sembra voler giustificare o difendere la propria sconsiderata scelta, mentre è stata tempestiva la reazione della presidente regionale Renata Polverini che ha annunciato accertamenti e l’immediato ritiro dei manifesti elettorali oggetto di sdegno. La governatrice laziale infatti, è stata chiamata in causa poiché oltre ad essere promotrice della Lista “Citta Nuove”, si è spesa personalmente per sostenere la capolista di Pomezia Maricetta Tiritto.

“Ritengo giusto – dichiara l’esponente del movimento presieduto da Antonello De Pierro - che la Polverini ritiri un manifesto che non avrebbe dovuto avere ragion d’essere, soprattutto a livello politico. È totalmente inaccettabile. Però purtroppo è un segnale pericoloso, di una scarsa considerazione dei tanti effetti drammatici del fascismo, di tutto ciò che una certa epoca ha significato per noi. Non è storia lontana – conclude la Nieddu - , è grave che a distanza di così poco tempo si sia abbassata la guardia e si lascino usare normalmente questi simboli che appartengono ad un tragico passato”

martedì 3 maggio 2011

De Pierro interviene su caso malasanità Giulia Montera in Calabria


Il presidente dell’Italia dei Diritti : “Ѐ ora di imporre una severa e concreta riflessione sull’argomento, è ora di porre fine alle spregiudicate scorribande di gruppi di potere che sfruttano le disgrazie della popolazione per poter rimpinguare le loro avide tasche”


Roma – L’appello accorato di una madre diventa tragica denuncia della condizione sanitaria calabrese. La vicenda della piccola Giulia Montera è emblematica e racconta, nella sua drammaticità, un mondo fatto di ‘ viaggi della speranza’, diagnosi sbagliate e mancata assistenza ai cittadini bisognosi di cure.

In base a quanto riferito dalla famiglia, l’odissea della bimba sarebbe iniziata a pochi giorni dalla nascita il 30 marzo 2010, nonostante l’evidente e grave stato di malessere in cui versava, i medici dell’ospedale di Corigliano Calabro non considerarono opportuno un ricovero per la neonata ma pochi giorni dopo fu lo stesso primario della struttura, a suggerire l’urgenza e la necessità di condurre Giulia Montera al Bambino Gesù di Roma, centro specializzato. Alla piccola, arrivata presso il nosocomio romano in codice rosso e ricoverata in terapia intensiva neonatale, vennero diagnosticate numerose patologie e solo dopo 20 giorni di cure le venne data possibilità di rientrare in Calabria pur dovendo tornare nella Capitale per altri controlli. Il 2 giugno dello stesso anno, sempre in base ai fatti denunciati, un altro errore di valutazione sarebbe potuto costare caro alla bambina, alcuni medici di turno a Corigliano infatti le diagnosticarono come “aria nello stomaco” quello che poi si rivelerà un sintomo così grave da costringerla prima al ricovero per 5 giorni presso l’ospedale di Cosenza e successivamente, per iniziativa della famiglia, al Bambino Gesù di Roma dove il responso dei medici di neurochirurgia fu terribilmente più pesante : “malformazione cerebrale e ritardo neuromotorio”.

Netto il commento di Antonello De Pierro, presidente dell’Italia dei Diriti : “Il caso di Giulia Montera è purtroppo solo uno dei tanti eventi legati alla malasanità in Calabria sul quale, solo grazie all’encomiabile impegno dei suoi genitori, viene costantemente posta l’attenzione dell’opinione pubblica. Pensando all’Art. 32 della Carta Costituzionale, al quale noi dell’Italia dei Diritti facciamo sempre riferimento in situazioni del genere, è davvero sconcertante dover registrare oggi, soprattutto nel Meridione e nello specifico in Calabria, situazioni paradossali come questa. Quello Stato che dovrebbe tutelare il diritto alla salute dei cittadini in quella regione, che tra l’altro è nota per esportare eccellenze tecnico-scientifiche in tutto il mondo, spesso risulta carente. La cosa però che tengo a precisare – prosegue De Pierro - , è che spesso si punta il dito contro l’operato di un medico, di un’equipe o di chi materialmente si trova in prima linea ma anche se non possiamo non considerare in tali casi la negligenza del singolo, spesso il tutto è frutto di una gestione vergognosa dell’intero apparato strutturale. E mi riferisco alla politica, che purtroppo amministra il settore speculando a proprio uso e consumo, gestendo sempre il tutto funzionalmente alle esigenze partitiche e clientelari piuttosto che rispetto al benessere dei cittadini. Quella lottizzazione che i partiti esercitano su tutto il territorio nazionale, in quella martoriata regione, raggiunge livelli esponenziali, se pensiamo alle collusioni affaristiche e non ultime certo le infiltrazioni delle cosche locali della ‘ndrangheta’ che non si fanno certo sfuggire l’occasione di allungare le mani per arraffare consistenti fette di una ricca torta”.

La famiglia di Giulia, che dichiara di aver salvato per ben 2 volte la piccola dall’inadempienza dei medici della proprio regione, non ha avuto e non riceve nessun tipo di assistenza economica statale. Tutti i viaggi sostenuti sono stati a carico del piccolo nucleo famigliare che tira avanti solo con la pensione di invalidità del padre Gabriele Montera, pari a 265 euro. La tenacia però non manca alla mamma e al papà e nemmeno la voglia di portare sulle prime pagine la storia della loro bambina, proprio per questo il prossimo 7 maggio a Corigliano Calabro in provincia di Cosenza si svolgerà il convegno “Istituzioni e Sanità in Calabria: punto e a capo”. L’incontro, fortemente voluto dai genitori di Giulia, vedrà la partecipazione di politici, medici e associazioni, sarà un modo per fare il punto sulla sanità calabrese, costituirà un’occasione per denunciare le situazioni negative, con la speranza di riuscire a risolverle e far finalmente ripartire le strutture regionali.


“Tra l’altro – prosegue il presidente dell’Italia dei Diritti - , a fronte della carenza spesso dei servizi essenziali nelle strutture sanitarie calabresi, corrisponde paradossalmente un costo maggiore dei servizi stessi rispetto ad altre regioni italiane, dove si registra un reddito pro-capite notoriamente più elevato. Partendo proprio dal caso della piccola Giulia è ora di imporre una severa e concreta riflessione sull’argomento, è ora di porre fine alle spregiudicate scorribande di gruppi di potere che sfruttano le disgrazie della popolazione per poter rimpinguare le loro avide tasche. Ribadiamo - chiosa De Pierro - il nostro essere in prima linea quando si tratta di salvaguardare il diritto alla salute in quanto, se viene inficiato in qualche modo questo diritto, ne risente tutto il sistema della macchina sociale a cominciare dalla forza lavoro su cui si basa il motore economico del paese”.

Decreti ingiuntivi per istituto vigilanza Defensecurity, parla Celardo


Il vice responsabile per il Lazio dell’Italia dei Diritti si appella alle istituzioni:
“Il Prefetto risponda ai quesiti lanciati dall’opinione pubblica.
Serve massima coerenza e serietà”


Roma – E’ giunta ai nostri uffici la segnalazione da parte di Simone Del Brocco, ex guardia giurata e promotore del forum “Stopdefensecurity", di un’azione legale che sarebbe stata avviata, diversi mesi fa, nei confronti della Defensecurity, società di vigilanza privata, da parte di alcuni dipendenti rappresentati dall’avvocato Luca Amendola, a fronte di mancata retribuzione. Il 20 Aprile scorso ufficiali giudiziari, come si apprende dalla nota, avrebbero fatto ingresso nello stabile della società, tra i cui soci figurano il noto immobiliarista parmense Vittorio Casale e i fratelli Emanuele e Davide Degennaro, noti costruttori di Bari. Sarebbe già pronta la lista di pignoramento. Soddisfazione tra gli ex dipendenti che dopo mesi di battaglie finalmente vedono che qualcosa inizia a muoversi.
Si esprime sulla faccenda Carmine Celardo, vice responsabile per la regione Lazio dell’Italia dei Diritti: “Pur nella sua drammaticità per i risvolti patrimoniali ed economici delle famiglie coinvolte, questa vicenda è sintomatica di un malessere che gravita attorno al settore della vigilanza privata, non solo nel Lazio ma in tutta Italia”.
“Sono molti quelli che hanno individuato nel settore della vigilanza privata un business che pone importanti voci di spesa a carico della collettività – fa presente Celardo - su tutti basta vedere il recente scandalo della Polverini che ha visto protagonista alcuni istituti di vigilanza di rilievo nazionale”.
Incalza l’esponente del movimento fondato da Antonello De Pierro: “La liberalizzazione della pubblica vigilanza ai privati, di fatto, stimola operazioni ai limiti della pirateria. Non si può aprire una società versando centomila euro e deliberando un capitale sociale di sei milioni di euro”.
L’esponente dell’Italia dei Diritti è lapidario: “Non c’è alcuna riserva patrimoniale, in questo modo si fa presto a mandare a spasso le famiglie, come testimonia la triste vicenda della Defensecurity”.
“Non vogliamo criminalizzare nessuno, tanto meno mettere all’indice i vari nomi del settore, ma è evidente – continua - che qualcosa non va, ed è necessario alzare la guardia. Critichiamo fortemente il comportamento di questi imprenditori improvvisati. Persone che non hanno esperienza, senza credenziali né qualifiche, vengono elevate a rango di poliziotti: tutto questo è inaccettabile”.
Celardo si appella alle istituzioni: “A questo punto chiediamo che il Prefetto cominci a valutare seriamente l’ipotesi di rispondere in conferenza stampa a quanto viene avanzato dalla pubblica opinione. Vogliamo massima coerenza e serietà da parte della Prefettura, esigiamo chiarimenti”.

mercoledì 20 aprile 2011

De Pierro, Italiani non credano allo stop del Governo sul nucleare


Il presidente dell’Italia dei Diritti: “Il tutto è stato concepito artatamente per far sì che non si raggiunga il quorum al referendum di giugno prossimo”


Il Governo ha deciso di procedere all’abrogazione di tutte le norme previste per la realizzazione di impianti nucleari in Italia. Tale decisione sarebbe dovuta alla necessità di acquisire maggiori informazioni scientifiche sui profili relativi alla sicurezza nucleare.
Tutto ciò avrà l’effetto di far decadere il quesito referendario per l’abrogazione della legge con cui si apriva la strada all’utilizzo dell’energia nucleare nel nostro Paese.
Questa scelta sarebbe stata fatta da Palazzo Chigi per evitare che al referendum, sulla scia dell’allarme causato dalla catastrofe giapponese, si raggiunga il quorum necessario per la sua validità. La Sinistra è compatta nel pensare che la scomparsa del quesito dal referendum produca una smobilitazione in grado di mettere a repentaglio il suo effetto abrogativo salvando, così, la legge sul legittimo impedimento.

Antonello De Pierro, presidente del movimento Italia dei Diritti, ha così commentato la decisione governativa: “Siamo stufi di assistere ad una maggioranza che prende in giro quasi quotidianamente gli Italiani. Prendiamo chiaramente atto della decisione del Governo, ma purtroppo in questi anni i suoi componenti, in primis il Premier, non sono riusciti a conquistare la nostra fiducia. Non ci fidiamo assolutamente, quindi, di quanto sembrerebbe sia stato deciso.
A nostro avviso è solo un modo per stemperare l’onda emotiva seguita ai tragici e noti eventi nipponici. Il tutto è stato concepito artatamente per far sì che non si raggiunga il quorum al referendum del prossimo giugno”.

Continua l’esponente dell’IdD: “Non bisogna dimenticare gli interessi in gioco delle lobby dell’atomo nella svolta del nucleare. E, vista l’ingente cifra in questione, questo Governo non desisterà mai dal suo folle progetto, cosa che potrebbe mettere in discussione la stessa esistenza delle forze politiche che lo compongono. Non dimentichiamo che sono noti a tutti gli interessi che qualche esponente dell’Esecutivo ha nella costruzione delle centrali nucleari.
La questione importante da tener d’occhio – afferma De Pierro – è che a giugno, con il referendum, non si decide soltanto sul nucleare, ma anche sull’acqua pubblica e, soprattutto, sul legittimo impedimento. Gli interessi in gioco sono alti in tutti e tre i quesiti.
Tra l’altro, una mossa di questo tipo, di recedere dalle scriteriate intenzioni di introdurre l’Italia nel tunnel del nucleare, non fa altro che mettere in luce l’attuale maggioranza di Governo come un manipolo di dilettanti allo sbaraglio, in quanto la direzione imposta era stata prospettata come una panacea contro tutti i mali della Nazione. Salvo ora nutrire dei dubbi su queste certezze, si attendono ulteriori accertamenti tecnici, quindi, se non ci fosse stata Fukushima, una legge del genere sarebbe stata concepita con una sbandierata sicurezza che, in realtà, nascondeva grosse falle nella coscienza stessa di chi aveva millantato tali certezze.
Perciò quello che diciamo agli Italiani è di non dar retta a rappresentanti di Governo che in più occasioni hanno smentito loro stessi e di recarsi, invece, compatti, alle urne a votare SI ai tre quesiti posti. Questo per ottenere finalmente un successo legislativo che porti la firma della coscienza popolare.
Noi come extraparlamentari – conclude il presidente del movimento – possiamo fare poco sugli scranni istituzionali, ma ci auguriamo che le forze politiche presenti in Parlamento, che sono in linea ideale con quanto noi propugnamo, non si facciano raggirare da proposte poco credibili. Da parte nostra siamo certi che apporteremo un grosso contributo al referendum stesso”.