giovedì 17 dicembre 2009

Nieddu soddisfatta per accordo con imprese a favore di beni culturali a Roma


La viceresponsabile per il Lazio dell’Italia dei Diritti: “Una svolta fondamentale per il rilancio di siti degradati”



Roma - “Non posso che esprimere tutta la mia soddisfazione per l’intesa raggiunta fra Zètema e Federlazio, è una notizia meravigliosa che va in controtendenza rispetto al disinteresse, oramai appurato, con cui vengono trattati i beni culturali in Italia”.
Con queste parole Anna Nieddu, viceresponsabile per il Lazio dell’Italia dei Diritti, saluta il patto siglato fra Zètema, l’azienda comunale che elabora progetti culturali a Roma, e Federlazio, associazione che riunisce le piccole e medie imprese del Lazio, per il recupero degli spazi culturali abbandonati o in disuso della capitale. L’accordo mira a far entrare le Pmi nel campo dei beni culturali con un contributo di 20 milioni di euro. Fra i progetti previsti: reintroduzione del sistema dei bandi pubblici per eventi culturali, animazione e spettacoli dal vivo nei musei civici, una biennale sulle vie della seta e il potenziamento dei bookshop.

“È vero che l’operato di Zètema non ha riscosso forti consensi nella gestione del patrimonio storico artistico della città di Roma – conclude l’esponente del movimento presieduto da Antonello De Pierro – tuttavia, dobbiamo dargli atto degli sforzi condotti per siglare quest’accordo, che porterà nuove risorse finanziarie in un settore che viene considerato l’ultima ruota del carro nel nostro paese”.

lunedì 14 dicembre 2009

Muore al pronto soccorso abbandonato per 48 ore su barella, insorge l’Italia dei Diritti


La reazione di Brunetto Fantauzzi e Luigino Smiroldo, rispettivamente responsabile per la provincia di Roma e viceresponsabile per la Sanità del movimento, in merito alla tragedia avvenuta presso l’ospedale di Albano Laziale


E’ deceduto dopo 48 ore di agonia su una barella del pronto soccorso dell’ospedale San Giuseppe di Albano Laziale Cesare Bellagamba, cinquantenne cardiopatico e diabetico, senza che nessun nosocomio regionale abbia dato disponibilità per un posto per il ricovero. L’incredibile vicenda desta l’indignazione del responsabile per la provincia di Roma dell’Italia dei Diritti Brunetto Fantauzzi, che dichiara: “Possibile che non ci fosse neppure un letto libero in medicina o in pneumologia? Negli ultimi tempi ci sono state altre tragedie che hanno interessato i pronto soccorso della provincia capitolina. Il 9 novembre scorso una donna è morta all’Umberto I, il 10 al Pertini un operaio di 50 anni, sempre per la medesima incuria. Ora il caso di Albano: la procura vuole vederci chiaro sul tipo di assistenza data. Quello che sembra sconcertante – continua – è l'affermazione di Esterino Montino in merito ai soldi a disposizione per la costruzione di un nuovo policlinico ai Castelli Romani, nonostante le carenze che affliggono le strutture già esistenti.
Gli fa’ eco il viceresponsabile per la Sanità Luigino Smiroldo, che aggiunge: “Ancora una volta ci arrivano notizie su carenze e disservizi nelle regioni del centro-sud. È inammissibile che una persona debba rimanere per giorni su una portantina in attesa delle cure vitali. Non c’e’ attenuante che tenga perché è stata violata la sacralità della vita e nessuno potrà porre rimedio. Esprimo solidarietà ai familiari e auspico che la giustizia accerti le eventuali responsabilità per quanto accaduto. La mancanza di posti liberi – conclude l’esponente del movimento presieduto da Antonello De Pierro - è la più imbarazzante tra le scusanti possibili e soprattutto un insulto gratuito post mortem”.

Galassetti sui ritardi della bonifica della Valle del Sacco




Il viceresponsabile per la provincia di Roma dell’Italia dei Diritti commenta il forte disagio che colpisce gli abitanti delle zone interessate

Nella Valle del Sacco, regione del Lazio meridionale, sorge un grosso distretto industriale che, a causa dell'intensa attività soprattutto chimica, ha prodotto negli ultimi trent’anni un sovraccarico di inquinamento, tale da contaminare i terreni e le falde acquifere della zona, per la quale, già nel 2006, è stato dichiarato lo stato di “emergenza socio – economico - ambientale". L’allarme ecologico interessa anche diversi comuni limitrofi quali Gavignano, Segni, Paliano e Anagni, vittime, secondo le stime, di 60mila tonnellate di rifiuti bruciati che diffondono veleni, pesticidi e diossina. “La politica deve aprire gli occhi e trovare soluzioni concrete”, dichiara Tullio Galassetti, viceresponsabile per la provincia di Roma dell’Italia dei Diritti, e aggiunge: “Studi sul terreno nell'area industriale di Colleferro e parziali quanto insufficienti bonifiche sono state finanziate dalla Regione Lazio. I residenti hanno il sacrosanto diritto di poter vivere dignitosamente e, soprattutto, di essere tutelati. Siamo convinti che prevenire sia meglio che curare e auspichiamo che la prossima amministrazione regionale prenda importanti provvedimenti per giungere alla soluzione. A tal proposito - continua Galassetti - chiediamo due cose agli schieramenti che si confronteranno nella prossima tornata elettorale: spiegarci cosa intendono fare e metterlo per iscritto nei programmi cercando un rapporto di comunicazione costante e continuo con gli abitanti, perché – conclude l’esponente del movimento presieduto da Antonello De Pierro - troppe volte e da troppo tempo si chiacchiera e basta. E’ l’ora dei fatti!”.

giovedì 10 dicembre 2009

Disabili non possono viaggiare sul treno Roma-Viterbo, la denuncia dell’Italia dei Diritti


Vittorio Marinelli, responsabile laziale del movimento: “Dire che l’Italia è un Paese del Terzo Mondo significa offendere il dinamismo di nazioni che su molti aspetti ci danno una ‘pista’ ”


Roma - “Bisogna piantarla una volta per tutte di definire l’Italia un Paese del Terzo Mondo, perché si correrebbe il rischio di una crisi diplomatica. Le nazioni in via di sviluppo, infatti, ci danno una ‘pista’ in fatto di civiltà”. Questo il commento di Vittorio Marinelli, responsabile per il Lazio dell’Italia dei Diritti, sulla vicenda della studentessa viterbese disabile che non è riuscita a raggiungere Roma per una visita d’istruzione a causa dell’impossibilità di usufruire, all’interno delle stazioni della tratta, di pedane ed elevatori per il trasbordo dal treno. Gli insegnanti avrebbero ripetutamente sollecitato un intervento di Trenitalia e, dopo numerosi tentativi andati a vuoto, sarebbero riusciti a mettersi in contatto con l’azienda, il cui personale avrebbe detto di poter garantire la discesa assistita solo a Roma Ostiense ma non l’accesso alla metropolitana per la presenza di numerose barriere architettoniche.

“Cose del genere – ha proseguito l’esponente del movimento presieduto da Antonello De Pierro - nelle varie India, Brasile e chi più ne ha più ne metta non capiterebbero in quanto le ridotte infrastrutture colà presenti prevedono elementari norme di rispetto dei diritti e delle esigenze dei relativamente meno fortunati. Esistono infatti diversamente abili perfettamente inseriti nel lavoro e con una vita familiare anche più soddisfacente dei cosiddetti ‘normali’. In questi stati dove non arriva la tecnologia interviene un forte senso di solidarietà e comprensione umana, tutte cose che tra Roma e Viterbo non si sa neanche cosa siano”.
In relazione all’accaduto, anche Pamela Aroi, responsabile per le Politiche Sociali dell’Italia dei Diritti, ha reagito sdegnata: “Episodi come quello in questione purtroppo accadono quotidianamente e, a fronte di leggi dettagliate e proclami roboanti, per un portatore di handicap risulta difficile anche affrontare delle banalissime necessità quotidiane. E’ tempo che si stanzino fondi e si proceda per istituire un servizio attivo ventiquattro ore al giorno e realmente funzionante. Non è più tollerabile sentire certe assurdità”.

mercoledì 2 dicembre 2009

Nel Lazio 1.500 euro al mese per posto letto in ospedale, la polemica di Marinelli


Il responsabile regionale dell’Italia dei Diritti ironizza sulle malefatte della politica italiana


Roma – “Finalmente il provvedimento che ci si aspettava ha i suoi effetti. È il duro richiamo alla realtà dell’ultima Finanziaria la quale ha previsto che i consiglieri regionali dovranno sbarcare il lunario con appena 19.000 euro al mese come tetto massimo”. È sarcastico Vittorio Marinelli, responsabile per la regione Lazio del movimento Italia dei Diritti, di fronte alle tariffe altissime che sono costretti a pagare coloro che hanno terminato la riabilitazione in un ospedale e sono in attesa del ricovero nelle residenze sanitarie assistite dove le liste sono lunghissime. Lo scorso luglio Marrazzo, allora governatore del Lazio, firmò un decreto con il quale veniva chiesto il pagamento del 50 per cento della tariffa per i ricoverati nelle strutture di lungodegenza riabilitativa in attesa di un ricovero nelle Rsa. Il decreto numero 56 prevede un tempo massimo di degenza nelle strutture di riabilitazione a carico della Regione fissato in tre mesi. Il paziente, quasi sempre anziano, può usufruire della riabilitazione per sessanta giorni più trenta di proroga nei casi più gravi. Dopo tre mesi di cura, il paziente dovrebbe essere trasferito in una Rsa, ma trovare un posto letto in queste strutture è molto difficile. Le liste d’attesa sono lunghissime e spesso superano i dodici mesi. In attesa di un ricovero nelle Rsa, l’anziano si ritroverebbe quindi a casa dove però non riceverebbe le cure necessarie. Nel decreto non c’è quindi soluzione per il passaggio da una struttura sanitaria all’altra. L’assistenza dopo i tre mesi si paga esattamente il 50 per cento della tariffa regionale, cioè 47,81 euro al giorno. In pratica poco meno di 1.500 euro al mese. “Anche il Silvio nazionale non se la passa troppo bene - ha continuato ironico l’esponente del movimento presieduto da Antonello De Pierro - in quanto la moglie gli ha chiesto 43 milioni di euro al mese, e 8000 milioni di euro di patrimonio personale fanno presto a finire. È quindi necessario che tutti gli italiani, che già all’atto di nascita ereditano 28.000 euro di debito pubblico cadauno, anche da anziani si mettano una mano sulla coscienza e paghino le spese necessarie di rappresentanza, considerando il costo attuale di un transessuale non inferiore a 3.000 euro “ a botta” e quelli ancora più costosi dei festini a villa Certosa. In questo modo finalmente la politica potrà riprendere alla grande”.