giovedì 27 ottobre 2011

Ministro Galan impugna Piano Casa Regione Lazio, Soldà commenta


Il vice presidente dell’Italia dei Diritti: “Il dissesto idrogeologico che la legge avrebbe provocato è paragonabile all’attuale situazione in cui versa la maggioranza”


Terremoto nella maggioranza a causa del Piano Casa per il Lazio presentato dalla giunta regionale di Renata Polverini. Il progetto è stato, infatti, impugnato presso la Corte Costituzionale dai ministri Giancarlo Galan (Beni Culturali) e Stefania Prestigiacomo (Ambiente) con il benestare del Consiglio dei ministri. Eclatante la presentazione delle dimissioni in blocco dei dieci assessori Pdl della giunta Polverini. La governatrice non ha accettato tali dimissioni e si è rivolta direttamente al Premier.

Roberto Soldà, vice presidente dell’Italia dei Diritti, ha così commentato la vicenda: “E’ un piano, questo, che è riuscito a dividere il centro-destra e gli elettori sono spettatori di tutto ciò. La giunta regionale aveva presentato con orgoglio il Piano Casa per il Lazio, ma è risultato non idoneo in quanto dannoso sia per l’ambiente sia per i cittadini. In esso non si tiene conto del territorio e si rischia di costruire strade, edifici e strutture che potrebbero andar giù, come è successo in Liguria e in Toscana, al verificarsi di eventi ambientali, come piogge molto forti, che causano smottamenti nel terreno. Il dissesto idrogeologico del territorio – continua l’esponente del movimento presieduto da Antonello De Pierro – è paragonabile all’attuale situazione in cui versa questa maggioranza.
In ogni caso, rimaniamo in attesa della pronuncia, in merito, della Corte Costituzionale.

mercoledì 28 settembre 2011

Italia dei Diritti parteciperà a elezioni, ma mai con liste autonome


Antonello De Pierro, presidente del movimento ha reso nota la nuova linea, precisando che potrebbero esserci eccezioni solo in caso di consultazioni amministrative comunali qualora non ci fossero i margini per un accordo


Roma – Il momento dell’ascesa politica per l’Italia dei Diritti, movimento volto alla tutela e alla difesa dei diritti dei cittadini, è arrivato. Alle prossime elezioni saranno candidati numerosi membri dell’IDD, che manterrà l’identità di movimento extraparlamentare, fuorché per
le elezioni amministrative comunali, qualora non sussista un’armonica collaborazione con le liste di partito nelle quali i rappresentanti dovrebbero figurare, caso in cui il movimento presenterà liste autonome.

Queste le parole di Antonello De Pierro, presidente del movimento: “Di fronte a quanto stiamo assistendo nel panorama politico attuale, credo che sia giunto il momento di prendere la decisione netta di partecipare attivamente alle vicende politiche del nostro Paese da un punto di vista istituzionale, e non solo come denuncia extraparlamentare. Tale scelta – spiega De Pierro – scaturisce dalla necessità di dare delle risposte concrete a quanti si rivolgono a noi chiedendo di impegnarci più a fondo per cercare di cambiare questo stato di cose. Le nostre peculiarità genetiche ci impongono ciò nell’interesse supremo della cosa pubblica e dei cittadini letteralmente vessati e mortificati nei loro diritti da parte di una gestione politica che tutela più le logiche degli interessi partitici che la naturale espressione del bene per la collettività. Stiamo assistendo ad un’opera demolitrice da parte di un manipolo di politicanti che guida il Paese con la complicità di un’opposizione vacanziera che fa finta di contrastare gli scempi messi in atto, ma di fatto fa prevalere la politica dell’inciucio. Naturalmente, con le dovute eccezioni di pochi coraggiosi che cercano in tutti i modi di contrastare questi barbari comportamenti; ed è proprio a questi ultimi che ci appelliamo per candidare agli scranni istituzionali gli elementi migliori del nostro movimento”.

La nuova linea d’intervento intrapresa dall’Italia dei Diritti è stata deliberata dai vertici del movimento, in seguito ad un’attenta analisi.

“Di fronte ad una classe politica che sta demolendo lo stato sociale e lo stato di diritto – seguita il leader del movimento -, che imbavaglia l’informazione e di fronte al fallimento totale della ‘nave Italia’ cerca di salvaguardare i propri interessi e soprattutto s’adopera per sottrarre il Premier all’infinità di vicende giudiziarie in cui è coinvolto, non possiamo più restare a guardare impassibili o denunciare senza gli strumenti istituzionali necessari per opporsi politicamente. Quindi, la nostra linea è stata tracciata con decisione. Ci candideremo alle consultazioni elettorali, ma mai come entità autonoma, chiedendo ospitalità per i nostri membri nelle liste dei partiti che riteniamo vicini alla nostra sfera ideale. Occorre però precisare fin d’ora una cosa – sottolinea De Pierro -: ai nostri sostenitori, che da diverso tempo ormai ci chiedono questa svolta, non chiederemo di votare per il partito che ci ospita in lista, bensì per il nostro candidato che proporremo come rappresentante indipendente del nostro movimento. Chiaramente, laddove non sussisteranno i margini per un accordo di questo tipo presenteremo liste indipendenti, ma solo limitatamente a consultazioni amministrative di tipo comunale”.

Oltre 250 licenziamenti al San Raffaele di Velletri, inammissibile per Celardo


Il viceresponsabile per il Lazio dell’Italia dei Diritti : “Se la Sanità ha problemi va ristrutturata non troncata con l’accetta”



Roma – Le lettere di licenziamento arrivate a 257 operatori del San Raffaele di Velletri hanno scatenato sgomento e disperazione per centinaia di famiglie. Una catastrofe occupazionale annunciata da tempo, ma alla quale si sperava che le istituzioni territoriali avrebbero posto rimedio.

Rabbia e sgomento traspaiono dalle parole di Carmine Celardo, viceresponsabile per il Lazio dell’Italia dei Diritti: “Ci schieriamo con decisione e fermezza al fianco dei lavoratori dell’ospedale laziale, i quali tra l’altro operano lodevolmente da anni in condizioni sfavorevoli. Occorre ricordare infatti che quello di Velletri, al centro di numerose inchieste, è solo un frammento dell’organizzazione ospedaliera nazionale del San Raffaele, che avrebbe dovuto evitare tutto questo. La cosa più grave è che si chiude la clinica in questione e non si fornisce ai lavoratori una reale alternativa. Per alcuni è previsto il trasferimento a Cassino, che dista oltre duecento chilometri da Velletri, altri saranno assorbiti dalle varie strutture del San Raffaele in giro per la regione”.


In mattinata, alcuni dipendenti si sono incatenati al cancello della clinica, protestando contro le centinaia di licenziamenti in corso e richiedendo un’incontro con le autorità politiche ed amministrative responsabili.

“Da tenere in considerazione – osserva l’esponente del movimento presieduto da Antonello De Pierro - che gli operatori del San Raffaele di Velletri percorrono già quotidianamente almeno 30/40 chilometri per raggiungere il posto di lavoro, visto che il sito non è raggiunto dal trasporto pubblico locale. Figuriamoci se verranno trasferiti a Cassino, non dimenticando che si parla di OSS con contratti struggenti, costretti a trasferimenti forzati poiché senza scelta. La Regione latita, è cieca o che altro? Sembrerebbe un atto gratuito di trascuratezza verso le duecentocinquantasette famiglie e nei confronti di tutti i cittadini residenti, ai quali viene negato il diritto alla salute. Più che la chiusura della sede del San Raffaele – continua Celardo -, che dovrà meditare sulle sue colpe, a noi sta a cuore il destino delle centinaia di operatori liquidati con qualche riga scritta. Chiediamo un immediato intervento della Presidente Polverini affinché vengano mantenuti adeguatamente tutti i lavoratori dell’ospedale attraverso decisioni a tutela delle loro diritti. Se la Sanità ha problemi va ristrutturata, non troncata con l’accetta. Ci mobiliteremo con una campagna contro gli azzeramenti, gli sprechi e le misure drastiche che non possono in nessun modo pesare sulle spalle dei cittadini”.

mercoledì 14 settembre 2011

De Pierro ritorna su quiz “grattachecca” alla Sapienza e invoca dimissioni di Frati


Il presidente dell’Italia dei Diritti: “Non solo ha difeso l’indifendibile, ma lo ha fatto pronunciando parole indubbiamente non consone al ruolo da lui rivestito”


Roma – ‘Nei pressi del noto liceo Tacito di Roma si trova la grattachecca di Sora Maria, molto nota tra i giovani romani. Sapresti indicare quali sono i gusti tipici serviti? Menta, limone, amarena oppure cioccolato?’, questa è la domanda inserita nel quiz universitario per l’accesso al corso di laurea di “Professioni sanitarie” dell’Università “La Sapienza” di Roma. Al sorgere delle innumerevoli polemiche di questi giorni, il rettore dell’ateneo Luigi Frati, ha motivato la presenza di una simile domanda spiegando che la risposta doveva implicare un ragionamento logico deduttivo e che perfino un ‘coglione’ sa cos’è la “grattachecca”.

L’Italia dei Diritti torna ad esprimersi sull’accaduto, attraverso Antonello De Pierro, presidente del movimento, condannando con forza quanto successo: “Consideriamo assolutamente umiliante per gli aspiranti studenti quanto accaduto con l’inserimento dell’oramai noto quiz sulla ‘grattachecca’ della Sora Maria nei test di ammissione al CdL in “Professioni sanitarie”. Sia per un’offesa alla dignità personale dei giovani che si avvicinano verso il mondo del lavoro con rande incertezza, sia per il tessuto culturale che si sta avviando verso un degrado senza precedenti a causa di tanti fattori contingenti, ad iniziare dagli sciagurati provvedimenti di questo governo. Noi dell’Italia dei Diritti non ci stiamo. Dopo l’Italia del bunga bunga non vogliamo essere ridicolizzati dal mondo come l’Italia della “grattachecca”. La nostra solidarietà verso questi studenti è piena e vogliamo dire che siamo assolutamente dalla loro parte e a disposizione per intraprendere qualsiasi lotta civile per la difesa del diritto allo studio conforme a quella che dovrebbe essere la formazione per la loro professione futura.

Il leader del movimento che opera a tutela e a difesa dei diritti dei cittadini, pone l’accento sulle inammissibili dichiarazioni del rettore dell’ateneo romano, reclamandone le dimissioni: “Alla luce dei fatti, non accettiamo quanto dichiarato dal rettore Luigi Frati, di cui chiediamo a gran voce le immediate dimissioni – dichiara De Pierro -, certi di interpretare il pensiero della stragrande maggioranza degli studenti che popolano le aule della Sapienza. Anche perché non solo ha difeso l’indifendibile, ma lo ha fatto pronunciando parole indubbiamente non consone al ruolo da lui rivestito, che dovrebbe essere emblema e imprescindibile punto di riferimento per chi si avvicina alla vita d’ateneo nell’ottica di una crescita educativa, formativa e culturale”.

“Inoltre sarebbe auspicabile - conclude De Pierro - individuare chi si è permesso di formulare una domanda così demenziale e rimuoverlo immediatamente dal posto di lavoro che occupa inducendolo a intraprendere ex novo la trafila per accedere al mondo del lavoro, con l’augurio che qualche suo simile si diverta a elaborare una sfilza di quiz legati alla tradizione culinaria capitolina”.

venerdì 9 settembre 2011

L’Italia dei Diritti denuncia traffico di permessi di soggiorno falsi per prostitute nigeriane


Il presidente Antonello De Pierro : “In un paese civile è necessario che ciò non avvenga, soprattutto per salvaguardare queste ragazze che risultano addirittura lavorare regolarmente nel nostro territorio ma che in realtà sono povere vittime dei loro aguzzini”

Roma - Un’indagine accurata dell’Italia dei Diritti ha permesso di portare alla luce un illecito che va avanti sulla pelle di giovani ragazze africane, che si prostituiscono in pieno giorno ma che per la legge italiana figurano come badanti con regolare permesso di soggiorno. La rete criminale alla base del traffico umano, fa arrivare le donne nel nostro paese, procura loro un contratto di lavoro fittizio e le costringe poi sulla strada, perché come vere e proprie “schiave” per ottenere la libertà devono restituire agli aguzzini circa 80.000 euro.

“L’inchiesta che abbiamo portato avanti per diverso tempo – denuncia Antonello De Pierro, presidente del movimento extraparlamentare - ha fatto emergere risultati sconvolgenti, mi viene da sorridere a pensare al sindaco Gianni Alemanno o al ministro Mara Carfagna che avevano pensato di sconfiggere un fenomeno così complesso come quello della prostituzione con dei semplici provvedimenti sanzionatori nei confronti del cliente e dell’operatrice del sesso. Penso piuttosto fosse pura propaganda, oppure qualora davvero si fosse trattato di ingenuità, ritengo che non sia possibile affrontare problemi così importanti senza prima sconfiggere fenomeni di degenerazione istituzionale che forniscono linfa vitale alla loro diffusione. A noi – incalza De Pierro - sembra piuttosto inverosimile in un apparato che funziona, il fatto che esistano delle lucciole extracomunitarie che incredibilmente siano in regola con il permesso di soggiorno, con un contratto di lavoro. Mi auguro che venga accertata dagli organi competenti la responsabilità di chi tutto questo permette, in quanto l’alacre ed encomiabile impegno degli operatori delle forze dell’ordine che effettuano controlli su queste persone si infrange sullo scoglio di un regolare permesso di soggiorno per lavoro che viene loro sventolato beffardamente”.

L’anomalia è palese ogni qualvolta avviene un controllo, alle accuse degli agenti che le sorprendono in strada, le ragazze rispondono esibendo i permessi per un lavoro che però, non stanno affatto svolgendo. La legge Bossi-Fini ha emanato norme rigorose per l’accesso degli immigrati, può infatti arrivare in Italia soltanto chi è in possesso di un’ occupazione reale oppure di un visto per studio e in quest’ultimo caso tramite il consolato è opportuno fornire documentazione certa. Il movimento presieduto da Antonello De Pierro continuerà ad approfondire cosa si nasconde dietro questo reato, anche perché oltre all’irregolarità, siamo in presenza di persone che, complici, per 5000-10000 euro vendono i contratti d’impiego alla base dei ricatti verso le lucciole.

“Bisogna capire dov’è che la macchina si è inceppata. A nostro avviso – dichiara il presidente dell’Italia dei Diritti - si tratta di corruzione, e il punto cruciale sta nel passaggio in cui qualcuno dovrebbe controllare serialmente chi dichiara di svolgere un lavoro, appurando il rispetto di quelli che sono intenti dichiarati. È necessario intervenire duramente per bloccare quello che non esiterei a definire un traffico di permessi di soggiorno palesemente falsi, anche se chi li emette in buona fede purtroppo è costretto a farlo di fronte ad un apparentemente regolare contratto di lavoro che invece è stato lautamente comprato per fungere da copertura alle illiceità dilaganti. In un paese civile – conclude De Pierro - è necessario che ciò non avvenga, soprattutto per salvaguardare queste ragazze che risultano addirittura lavorare regolarmente nel nostro territorio ma che in realtà sono povere vittime dei loro aguzzini che così riescono a sfruttarle e schiavizzarle al meglio, paradossalmente col beneplacito dello Stato”.

mercoledì 20 luglio 2011

Celardo eletto segretario organizzativo per il Lazio dell’Italia dei Diritti


Il neosegretario, già viceresponsabile regionale del movimento: “Il mio ruolo è di rappresentanza politica sul territorio, proponendo candidati di trasparente onestà che sappiano apportare un valido contributo alla gestione della cosa pubblica”

Roma – Il movimento Italia dei Diritti ha inaugurato una nuova fase per la diffusione capillare sul territorio. Si è tenuta un’assemblea programmatica degli esponenti del Lazio ed è stata sentenziata all’unanimità l’elezione di Carmine Celardo a segretario organizzativo per il Lazio. Il presidente Antonello De Pierro, che ha partecipato all’incontro, si è congratulato con il neosegretario, riponendo in lui la massima fiducia.

“L’Italia dei diritti – sottolinea il neoeletto segretario regionale - è un movimento che si pone come difensore dei diritti dei cittadini, italiani e non, che risiedono nel nostro Paese. Un’associazione di persone aperta a tutte le culture ed etnie, in virtù di un superiore ideale di uguaglianza e giustizia. Tengo a ringraziare tutti i rappresentanti che, con fiducia, mi hanno conferito quest’incarico. Il mio ruolo – continua Celardo – non è quello di fondare un partito politico schierato ideologicamente, ma di rappresentanza politica sul territorio, proponendo candidati di trasparente onestà, persone serie, attive nel sociale che sappiano apportare un valido contributo alla gestione della cosa pubblica.

“Ci proponiamo – continua Celardo - come movimento che, benché contestatore e all’occorrenza censore della amministrazione pubblica, propone soluzioni politiche e tecniche alla gestione statale. Vogliamo essere sempre più vicini ai cittadini, radicandoci sul territorio. Siamo disponibili a serie proposte da parte dei partiti politici, i quali dovranno affrontare serie difficoltà nel prossimo biennio. Aperti a progetti che non siano specchio di bassa politica o mirino a favorire amici di amici, ma che il cui scopo sia portare una ventata di freschezza nella vita politica nazionale. Non siamo un apparato di potere ma un movimento che mira a garantire i diritti per tutti, lavorando quotidianamente al fianco dei cittadini nella massima onestà. Garantisco il massimo impegno e dedizione – conclude l’esponente del movimento extraparlamentare presieduto da Antonello De Pierro - nello svolgimento di questo delicato compito affinché tutto si svolga nella massima trasparenza e correttezza”.

mercoledì 13 luglio 2011

Tar accoglie denuncia Italia dei Diritti, stop a trasferimento Pronto Soccorso Frascati


Carmine Celardo, viceresponsabile per il Lazio del movimento: “La sentenza del tribunale amministrativo regionale difende anche la sopravvivenza di molti reparti d’eccellenza presenti nella struttura del San Sebastiano”

Roma – In merito alla decisione del Tar di bloccare il trasferimento, previsto dal piano di riassetto della sanità regionale, del Pronto Soccorso dell’ospedale di San Sebastiano Martire di Frascati, l’Italia dei Diritti, prima sentinella di denuncia dell’accaduto, esprime la sua soddisfazione nella persona di Carmine Celardo, viceresponsabile per il Lazio del movimento extra parlamentare, portavoce della protesta lanciata nell’autunno scorso: “Un plauso alla decisione del Tar che riconosce la fondatezza della denuncia che abbiamo avanzato già dal 7 ottobre 2010”.

Celardo condivide la decisione della magistratura, sottolineando grande gratitudine anche verso il sindaco di Frascati che ha presentato il ricorso: “Il tribunale amministrativo del Lazio ha sentenziato contro il trasferimento del Pronto Soccorso, difendendo la sopravvivenza di molti reparti d’eccellenza presenti nella struttura del San Sebastiano. I magistrati hanno tenuto conto dei notevoli investimenti effettuati di recente, come da noi segnalato, di circa 580 mila euro che hanno permesso al centro ospedaliero di Frascati, di acquisire efficienza e qualità. La scelta di sospendere l’applicazione del Decreto 80 – spiega l’esponente del movimento presieduto da Antonello De Pierro - rappresenta una vittoria per i cittadini, dei quali Stefano Di Tommaso, primo cittadino di Frascati, insieme con numerosi rappresentati del Partito Democratico, si è reso portavoce sostenendo la nostra denuncia”.

“Ribadiamo – continua Celardo - che la giunta Polverini che tanto tuona e strombazza per una Sanità adeguata ed efficiente, ha dato l’ennesima testimonianza del suo fare contradditorio, favorendo un mercato delle vacche per il quale si buttano soldi dalla finestra. Il San Sebastiano è una struttura da difendere da qui fino a quando sarà pronto il nucleo ospedaliero dei Castelli di via Nettunense, giacché fino a quel momento i cittadini di Frascati hanno il diritto all’assistenza sanitaria, non possono certo morire perché il Pronto Soccorso è stato spostato a Marino, tra l’altro per fare un favore al sindaco. Sarebbe stato gradito un passo indietro dall’amministrazione Polverini – precisa il viceresponsabile per il Lazio dell’Italia dei Diritti -, invece si è dovuto ricorrere alla magistratura, che come al solito deve farsi carico di compiti che spetterebbero alla classe politica. Come Italia dei Diritti continueremo ad essere attenti osservatori della situazione, impegnandoci a denunciare di nuovo qualsiasi provvedimento inadeguato al benessere della cittadinanza”.

martedì 28 giugno 2011

Roma città più povera d’Italia, l’analisi della Nieddu


La viceresponsabile per il Lazio dell’Italia dei Diritti: “Lo Stato è sempre meno uno Stato sociale, ne è comprova l’ultima finanziaria approvata, che prevede profonde penalizzazioni per le politiche sociali”

Roma - La Comunità di Sant’Egidio parla chiaro: Roma e Lazio sono teatro di una povertà profonda e dilagante. Nella sola Capitale, centomila persone vivono sotto la soglia di povertà ed il tasso di disoccupazione è superiore alla media nazionale.


“I problemi riscontrabili nel rapporto sulla povertà a Roma e nel Lazio elaborato dalla Comunità di Sant’Egidio – osserva Anna Nieddu, viceresponsabile per il Lazio dell’Italia dei Diritti -, che lavora capillarmente sul territorio ed alla quale va, quindi, la massima credibilità, non sono solamente regionali bensì investono l’intero paese. Roma, essendo una grande città e sostanzialmente di passaggio anche per molti immigrati, presenta una criticità maggiore”.

I dati recentemente diffusi, rivelano la città eterna prima nella lista nera degli sfratti. Ogni giorno, sono ventotto i nuclei familiari sfrattati per morosità nel pagamento degli affitti.

“Mentre una piccola parte della popolazione gode di innumerevoli privilegi, la maggior parte dei cittadini è in difficoltà – continua l’esponente del movimento presieduto da Antonello De Pierro -. Lo Stato è sempre meno uno Stato sociale, ne è comprova l’ultima finanziaria approvata, che prevede profonde penalizzazioni per le politiche sociali. Inoltre, le piccole e medie imprese devono fare i conti con il fenomeno della delocalizzazione, che fa aumentare proporzionalmente la disoccupazione. D’altra parte occorre sottolineare l’enorme sforzo compiuto dall’assessorato alle Politiche Sociali della Provincia di Roma, che cerca di far funzionare le cose anche senza denaro. E’ la grande solidarietà sociale – precisa la Nieddu -, che garantisce ancora quel poco di assistenza. La straordinaria capacità di persone che si prestano a lavorare come volontari, apportando un grande contributo umano, non può colmare l’enorme carenza di risorse finanziarie”.

mercoledì 22 giugno 2011

Approvato nel Lazio fondo per alluvionati 2010, Marinelli commenta


Il responsabile per il Lazio dell’Italia dei Diritti: “Temiamo che tali fondi anziché favorire politiche di sviluppo, andranno a servire e soddisfare in partegli appetiti irrefrenabili di tutta quella pletora di soggetti che campa sulle spalle del contribuente”


Roma – La proposta di legge che istituisce un fondo di un milione e mezzo di euro per i danni conseguenti alle alluvioni del maggio 2010 è stata approvata all’unanimità dalla commissione Lavori pubblici e politiche della casa del Consiglio regionale del Lazio. I provvedimenti riguardano i Comuni di Casaprota, Montopoli in Sabina, Monteleone Sabino, Poggio Moiano, Poggio Nativo, Fara in Sabina, Scandriglia, Nerola, Palombara Sabina, Montelibretti e Castelnuovo di Farfa. Il fondo riguarderà tre tipi di interventi: contributi ai Comuni e alle Province di Roma e Rieti; contributi ai soggetti gestori di servizi pubblici locali di rilevanza economica; contributi a fondo perduto alle imprese per favorire la ripresa delle attività produttive, commerciali e artigianali. Prima dell’approvazione definitiva la proposta di legge dovrà avere il via libera dalla commissione Bilancio. Sarà necessario, inoltre, un regolamento per disciplinare le modalità di erogazione dei contributi.

Vittorio Marinelli, responsabile per il Lazio dell’Italia dei Diritti, ha così commentato: “Sulla carta il provvedimento sembrerebbe anche condivisibile, se non fosse che paghiamo lo scotto di essere permeati in toto di cultura cristiano-cattolica. Tale religione ci insegna che paghiamo la colpa ab origine del cosiddetto ‘peccato originale’ anche in Italia e quindi nel Lazio. Ogni stanziamento pubblico in realtà, per rimanere in iconoclastica cristiana, serve per preparare il presepe e, in particolar modo, la mangiatoia. Temiamo, dunque, che tali fondi anziché favorire politiche keynesiane di sviluppo, andranno a servire e soddisfare in parte, e solo in parte, gli appetiti irrefrenabili di tutta quella pletora di soggetti che campa sulle spalle del contribuente, grazie agli accordi clientelari con i vari politici.
Forse – continua l’esponente del movimento presieduto da Antonello De Pierro – dovremmo essere più leghisti dei leghisti e chiedere un commissario settentrionale e non della Val Brembana o della provincia di Bergamo, ma oriundo di Stoccolma o di Oslo. Sono quelle felici nazioni, infatti, dove i fondi pubblici vanno a finire veramente per il pubblico e non come in Italia in vari mali affari. Speriamo quindi – conclude Marinelli – che in futuro non solo sulla carta questi provvedimenti siano validi”.

venerdì 10 giugno 2011

Costi alle stelle per acqua a privati nel Lazio, commenta la Nieddu


La vice responsabile regionale dell’Italia dei Diritti:
“Attorno alla gestione del servizio idrico ruotano intrecci fra politica e imprenditoria privata, come testimoniano le vicende di Latina dal 2002 ad oggi”


Roma - La privatizzazione dell’acqua ha portato una stangata alle famiglie, soprattutto quelle laziali, che segnano un aumento oltre la media nazionale, fino al 200%. Lo rivela una denuncia di Cittadinanza attiva dalla quale si evince che, secondo gli ultimi dati pubblicati, nel Lazio si registrano incrementi in bolletta che superano la media nazionale: +11,9% contro il 6,7%. Commenta questi dati Anna Nieddu, vice responsabile regionale dell’Italia dei Diritti: “Questi rincari mostrano la tendenza a degenerare, di una situazione già grave e, in quanto tale, avversata e combattuta da anni, a quanto pare però, inutilmente”.
“Il problema principale – continua la Nieddu – sta nei grandi interessi che ruotano attorno alla gestione del servizio idrico ed agli intrecci fra politica ed imprenditoria privata, come le vicende di Latina dal 2002 ad oggi illustrano efficacemente. Per non parlare dei complessi episodi societari in cui si spartiscono percentuali di gestione di un bene naturalmente pubblico”.
La referente regionale del movimento fondato da Antonello De Pierro sostiene che, a fronte dei rincari delle tariffe, “i gestori non hanno dato attuazione ai piani di investimento previsti per la creazione e la manutenzione delle infrastrutture idriche e fognarie e, se pochi sono stati, in questi anni, i lavori cantierati, ancora meno sono quelli ultimati ed efficienti”.
“Al danno si aggiunge la beffa – incalza la Nieddu - della presunta riduzione dell’impegno finanziario da parte degli enti pubblici, sdoganata come punto di forza della privatizzazione. Comuni e Regione hanno continuato a stanziare cifre enormi, pur a fronte dei limitati investimenti realizzati dalla società di gestione”.
L’esponente dell’organizzazione extraparlamentare torna a puntare il dito sull’importanza dell’imminente weekend elettorale: “Non resta che attendere l’esito del referendum, con l’augurio che sia positivo e consenta di scardinare le ulteriori difficoltà alla pubblicizzazione dell’acqua introdotte da Tremonti nel 2008”.