Il responsabile per il Lazio dell’Italia dei Diritti: “Se la Pubblica Amministrazione, anziché tagliare dove dovrebbe, sopprime i servizi essenziali deve essere ben cosciente che esiste il reato di omicidio”
Situazione di disagio sanitario ai limiti dell’assurdo. Dieci pazienti in stato vegetativo della Casa di cura San Giuseppe di Roma rischiano di rimanere senza trattamenti medici dal primo gennaio 2011, poiché il reparto per la riabilitazione intensiva neurologica verrà chiuso, in seguito alla trasformazione della struttura in Rsa (Residenza sanitaria assistita), come stabilito da un decreto regionale del 2009, prorogato fino al 31 dicembre 2010. Oggi, proprio davanti alla sede della Regione Lazio, è prevista una mobilitazione di protesta organizzata dalla onlus Cittadinanzattiva e dal Tribunale per i diritti del malato, insieme con i familiari dei degenti, che chiedono di garantire a questi persone le indispensabili cure e assistenze.
“Pur non essendo tecnici della materia, l’incresciosa questione lascia esterrefatti, se non addirittura inorriditi. Non è certamente compito dei parenti doversi prodigare affinché i propri congiunti restino in vita, perché è proprio di questo che si tratta”. A precisarlo è il responsabile per il Lazio dell’Italia dei Diritti, Vittorio Marinelli, intervenuto sulla vicenda.
Con la riclassificazione in Rsa, i servizi sanitari previsti per gli anziani sarebbero di sicuro insufficienti per fornire le dovute cure a pazienti in condizione di minima coscienza. A tal proposito il rappresentante regionale del movimento fondato da Antonello De Pierro usa parole forti contro chi ha potere di intervenire e non lo fa: “Se la Pubblica Amministrazione, anziché tagliare dove dovrebbe, ossia sprechi, furti, ruberie, clientelismi e altro, decide di sopprimere i servizi essenziali deve essere ben cosciente che esiste il reato di omicidio. La giurisprudenza non ha ancora elaborato la fattispecie di ‘omicidio idiota’, infatti non sembra che malati in fase terminale o vegetativa potrebbero mai sopravvivere allo stacco della spina. Rimane – prosegue Marinelli – la preoccupante situazione della regressione in questo Paese di diritti e valori che, fino a qualche anno fa, sembravano inviolabili. Un popolo pacifico che si scopre guerrafondaio e va al fronte con le scarpe di cartone come qualche decennio fa, servizi ferroviari dell’India quando era ancora un paese del Terzo mondo, assistenza sanitaria rimessa ormai soltanto alle famiglie dei malati”. E conclude allarmato: “Queste sono cose che destano profonda indignazione”.
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